Alle volte ci capita la “mano” giusta ma non riusciamo a rendercene conto fino a quando non disponiamo in ordine le carte. Ferite è il progetto che fa chiarezza nella carriera di Capo Plaza, dopo le importanti critiche ricevute a seguito del secondo disco.
Il nuovo progetto arriva dopo un periodo molto particolare per Capo Plaza, dove ha preferito mantenere silenzio più che esporsi, dove molti lo hanno dato per “passato” e dove però i numeri gli hanno sempre dato ragione. Ferite è la mano giusta al momento giusto.
Capo Plaza arriva da una stagione musicale tutt’altro che banale: singoli come Capri Sun, la hit della scorsa estate Vetri Neri in collaborazione con Anna o Moon con Tony Boy sono stati tutti passaggi da non dimenticare se pensiamo al percorso che precede questo progetto.
Molto spesso tendiamo a dimenticare in fretta tutta la musica che esce, ma Capo Plaza è rimasto sempre presente all’interno del panorama musicale degli ultimi tempi, imponendosi anche nelle classifiche da leader solitario, estraneo alle vicende del mondo esterno. Capo Plaza ha preparato a lungo questo momento, ripenso a tutti i featuring rilasciati negli scorsi mesi nei migliori progetti italiani, oppure ai vari singoli rilasciati a partire da fine 2023, insomma Ferite arriva dopo un lungo periodo di preparazione per Capo per questo è così curato.
Ferite è un progetto molto lungo e ben strutturato, sono 18 brani che spaziano dai generi più distanti tra loro, come dai cori gospel del primo brano della tracklist, che da anche il nome al progetto, oppure dal semple di 21 Question di 50 Cent e Nate Dogg ripreso in Baby Girl per arrivare al tappeto di piano in Solo Un’Ora.
Se Capo Plaza fosse un calciatore sarebbe un giocatore da Champions League, uno di quelli che entra negli ultimi 20′ minuti per siglare una doppietta, metre se fosse un giocatore di poker sarebbe quello che si porta a casa il bottino con un all-in, dopo una partita passata in silenzio. Ferite è il match decisivo della stagione, quello che arriva dopo una serie di Allenamenti.
Nonostante tutto, Capo Plaza non è mai cambiato
Ascoltando l’album ho ripensato a quello che mi diceva un caro amico pochi giorni fa : “Capo non è mai cambiato“, e se devo dirla tutta penso abbia
ragione. Questo non vuol dire che, perlomeno a livello stilistico, Capo Plaza sia rimasto immutato da quel giovane fuoriclasse del 2018, anzi la sua evoluzione musicale è stata molto chiara.
Ferite è un messaggio forte, è un pugno sbattuto sul tavolo, è il tuono che arriva dopo il bagliore iniziale di un fulmine ma soprattutto è il progetto più ambizioso della carriera di Capo Plaza fino ad oggi.
20, il suo primo progetto da solista, è stato un album di rottura, mentre questo è veramente la consacrazione che Capo stava cercando da un po’, ma che se dobbiamo dire, è arrivata nel momento migliore. Ora Capo Plaza è sulla cima del monte e non ha nessuna intensione di scendere.
Pensiamo ad esempio al brano con Annalisa, è un brano pop, in collaborazione con un artista pop, sicuramente molto lontano dalle corde del Capo Plaza “versione trapstar” a cui eravamo abituati, eppure i due suonano molto bene insieme, dando vita ad un brano come Memories. Allora in che senso non è mai cambiato?
Seppur questa scelta artistica sia lontana da ciò a cui eravamo abituati fino ad ora, funziona. Capo Plaza si è cambiato i vestiti,
non ha cambiato la persona che li indossa. Plaza è lo stesso di Giovane Fuoriclasse, di Ne è valsa la pena, come è lo stesso artista che nel 2018 cantava – Non cambierò mai, no mai-.
La scelta dei featuring italiani
Il pubblico italiano, in passato ha criticato la scelta, presa anche dallo stesso Capo, del “featuring americano” , sia per questioni monetarie sia per la
poca partecipazione al progetto da parte dell’artista americano chiamato in causa, oggi invece stiamo attraversando un periodo in cui le collaborazioni italiane sono più ricercate, sicuramente dovuto alla crescita del mercato musicale, ma non solo.
Qualche mese fa ascoltando l’album di Sfera ho pensato all’Italia come a quel paese che sta cercando di creare nel complesso la propria identità musicale, costruendo un suono riconoscibile, una musicalità che se ascoltata in confronto ad altre sia associabile inevitabilmente al Bel Paese.
Ma per rendere possibile questo pensiero quasi utopico, c’è sicuramente bisogno di progetti come questo, dove le collaborazioni italiane sono davvero messe nella posizione di poter dare veramente sfogo alla loro creatività o forse più semplicemente, sono poste nella posizione che meritano.
D’altronde per crescere come mercato bisogna davvero sostenersi l’un l’altro e far parte di un album come Ferite è davvero un ottimo score per un artista.
Per concludere, Ferite è un progetto molto articolato, composto da un team di persone tagliate per questo tipo di ambizioni, capaci di realizzare un percorso artistico al di là dei semplici brani e Capo Plaza è l’Mvp della partita, dall’unico match che conta all’interno di una stagione fatta di vittorie e sconfitte.
La partita che sta giocando Capo Plaza però si trova fuori dal campo, dove i sorrisi diventano tagli e gli amici diventano nemici, e, soprattutto, dove le ferite di un tempo rimangono solo cicatrici.