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Intervista

In giro per Milano con Mezzi, il nuovo disco di Garelli. L’intervista

Garelli

Garelli, artista ormai poliedrico, pubblica il suo primo album Mezzi, un racconto per le strade di Milano visto da una prospettiva molto particolare. Il progetto infatti è la narrazione di alcuni viaggi passati sopra i mezzi pubblici, in attesa di arrivare a destinazione.

L’aspetto interessante di questo progetto è il doppio frangente su cui ha deciso di lavorare Garelli: da un alto troviamo il Garelli-rapper che sforna barre di ogni genere, mentre dall’altra troviamo il Garelli-producer che ha curato la realizzazione di tutte le strumentali del disco. Ma non solo, se pensiamo che Mezzi sia a tutti gli effetti un producer-album, dobbiamo necessariamente riconoscere il lavoro fatto nel far coincidere un album autoprodotto con i concept di base.

Insomma, Garelli ha realizzato un progetto originale, che spazia dal rap più crudo come in Ora di punta, a quello più emotivo come in Un amico in me, dove sorprende la narrativa che riesce a portare un ragazzo che si è sempre occupato di produrre, agendo in una posizione diversa da quello dello scrittore.

Garelli è stato sia il foglio che la penna, ha posto le fondamenta sonore del progetto e poi ha scritto sopra tutto il suo racconto. Se volete saperne di più, ascoltate il progetto, passate dalla nostra recensione, intanto passiamo all’intervista!

Garelli, Mezzi

Quando ti sei avvicinato alla musica lo hai fatto rappando, c’è un motivo per cui sei tornato a farlo ?

Ho iniziato una decina di anni fa, perchè mi piaceva il rap e andavo spesso a casa di un mio amico che registrava con Audacity. Vedendo lui avevo capito che si poteva fare, all’inizio io pensavo fosse molto più difficile, poi più avanti ho voluto dare il mio suono preciso a tutto quanto, così ho iniziato ad autoprodurmi.

Con le produzioni ho iniziato ad andare forte ed ho accantonato il rap senza un motivo valido, anche se ho sempre scritto durante gli anni, fino all’anno scorso, quando ho iniziato a scrivere tantissimo e mi sono detto: “Voglio tornare a rifarlo“, in 3/4 giorni avevo già scritto 3/4 brani e così sono tornato a farlo.

Quanto tempo sono durati i lavori?

Circa un anno e mezzo. Ti dico, la cosa su cui mi sono scontrato maggiormente lavorando a questo disco è stato proprio il cambio di ruolo, riguardo principalmente il fattore social. A livello di lavori in studio non ci ho messo tanto, pur autoproducendomi, è stato più difficile dovermi abituare a molte cose in più, che per un produttore non sono così fondamentali, appoggiandosi all’artista che ha prodotto.

garelli
Garelli

-Oh my God Garelli- Già conoscevamo questo tag all’inizio di molti brani, ma forse, conoscevamo poco la sua storia, il suo approccio alle barre e alla scrittura. Mezzi di Garelli è la dimostrazione di come un produttore possa essere versatile, curando la realizzazione di un progetto a 360°.

C’è stato un motivo in particolare che ti ha smosso a scrivere Mezzi?

Forse, per come si era messo il rap in quel periodo, vedevo poco scrittura ed ero poco stimolato a produrre, so che dirlo è un po’ da tamarro, ma avevo bisogno di qualcuno che mi piacesse da produrre, oltre ad Armani e i soliti che produco, così mi sono guardato allo specchio ed ho trovato subito la soluzione.

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Sapresti raccontarmi brevemente la genesi del progetto?

Sono nati prima dei pezzi che non sono mai usciti, disciamo che ero un po’ arrugginito. Penso che scrivere sia qualcosa di sportivo nel senso che per farlo bene devi allenarti, per questo i primi pezzi non si trovano neanche nel disco, anche se il primo è stato Capolinea, il che fa anche ridere, ma il periodo in cui ho iniziato a scrivere il disco coincide con la storia di cui parlo in qual brano.

L’aspetto molto interessante di Mezzi è il doppio ruolo che hai avuto, sia da produttore che da rapper, qual è la differenza tra i due ruoli? Come ti sei trovato?

Sicuramnete tutte le produzioni ono state calibrate per la scrittura, ho iniziato a pensare prima allo scrivere e poi ad approcciare le produzioni giusto, il disco è appoggiato su quello e non sul suono. é stata una cosa che mi ha arricchito molto come produttore, perche quando si produce lo si fa sempre per un altro e non puoi sapere quale idea ha in testa. Secondo me non si arriverà mai al 100% di intesa tra produttore e rapper, cosa diversa invece quando ti autoproduci.

Io ero uno che prima mettevo una marea di suoni sul mio beat, ed invece ho scoperto sul mio disco che magari alcune produzioni vanno lasciate vuote, con pochissimi suoni, rendendo il tutto ben diverso da quello che facevo prima. Per dirti, riprendendo Capolinea oppure Un amico in me, la produzione è molto vuota perchè volevo lasciare spazio alle parole.

foto garelli
Garelli

A me piace sentire cosa scrivono i rapper, quando viene lasciato molto spazio alla penna…

Esatto, anche nei brani più leggeri, vedi i Migos, han fatto un mega successo su dei beat che sono dei loop composti da due suoni. Anche se non mi piacciono riconosco comunque che i ragazzi spaccano.

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C’è stato un frangente particolare in cui è nata l’idea del concept?

In quel periodo in cui ho riiniziato a scrivere, è nata una scintilla in un viaggio in Flixbus che stavo facendo per andare a trovare mia nonna a Fornia, tra Roma e Napoli. Durante il viaggio era tutto spento, c’erano solo questi LED rossi che illuminavano il bus, ed io ero molto ispirato così ho ripreso dei beat che avevo sul telefono e mi sono messo a scriverci sopra. Da lì è nato tutto.

Nel tempo avevo preparato questi provini, in ognuno dei quali c’era una citazione sui mezzi, in più essendo nato il disco su un autobus, ho pensato che Mezzi fosse il titolo più adatto. Da lì in poi ho iniziato a sviluppare tutto in base ai mezzi, così la scelta dei featuring e i brani dopo li ho fatti tenendo a mente questa cosa.

Come hai deciso la linea del bus associata al titolo di ogni brano?

Non l’ho decisa. Nell’intro cito la novantatré, in capolinea parlo di me che ragionavo su quel tram ed è il quattordici, su Milano narro di un percorso che faccio durante la giornata ed è il giro della linea quattro, Mezzi è la più riassuntiva e parla della linea uno. L’unica che devo spiegare è Un amico in me che tratta di un mio amico che non c’è più, rinominata poi linea ventitré perché era il tram che mi portava ovunque, ma che con il passare del tempo hanno tolto e sostituito con un altra linea.

Siccome è stata una linea importante per me, come lo è stato il mio amico e siccome entrambi non ci sono più, ho deciso di portare questo parallelismo.

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Garelli

Noto che nell’ultimo periodo la scelta del producer-album sia molto gettonata, ma nel tuo caso è un po’ diverso, avendo sia prodotto che scritto questo progetto. Cosa ne pensi, in relazione a quello che hai fatto tu, di questa tendenza?

Non ho mai avuto voglia di fare un producer-album, perché bisogna mettere d’accordo una marea di persone ma non solo, a me piacciono molto i concept-album, quelli che hanno dietro un significato. Un producer-album con il concept è veramente difficile da fare, bisogna stare dietro a venti artisti con annesse tutte le loro uscite, magari lo farò, ma oggi ho preferito fare questo.

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Producer-album belli? Il migliore in assoluto probabilmente Maya, quello di Mace, assieme a quello di Gioelli. Ti dico Mace perché è un folle, un visionario, invece Gioielli perché mi piace quel tipo di rap che tira su i giovani, anche se un po’ mi odierà perché odia l’Inter, è una specie di Marotta che si è andato a prendere dei “parametri 0” che sono diventati fortissimi con il passare del tempo.

Se dovessi consigliare ad un giovane produttore cosa fare, producer-album si o no?

No, prendi un artista che ti piace e lavoraci.

Ho trovato molto interessante la collaborazione con Jack The Smoker in Guarda il cielo, qualche aneddoto particolare riguardo le collaborazioni?

In Maschio Alpha Inoki dice –Sulla novantacinque, ore 18:30, Fermata via Quaranta-, il novantacinque è un autobus che porta in zona Corvetto. Non prendevo quella linea da 4 anni, il giorno che è uscito il brano (Mascio Alpha ha anticipato l’uscita di Mezzi, ndr) mi trovo sulla novantacinque in via Quaranta.

Quella con Jack The Smoker è nata a seguito di un provino che avveo già preapato, sentivo che poteva starci benissimo lui così gli ho chiesto e lui ha accettato.

Ho trovato molto interessante amche Treni con Guesan…

Ecco, l’unico sbatti che avevo per questo disco è che stava diventando troppo milanocentrico, volevo che uno che mi ascolta, per esempio, da Arezzo o da Perugia o da Bari capisse l’album, così questa roba è diventata molto più accessibile perché chiunque prende un treno.

Ti cito Victory Lap: “Tu rispondi hai risultati con i traguardi, smetti di ascoltarli e impara ad ascoltarti” sai spiegarmi questa barra?

È il fondamento dell’album, io vengo visto come produttore per questo dico “non ascoltare, ascoltati“, nonostante fare questo cambiamento sia una strada sconsigliata per il mercato, fallo, ascoltati che i traguardi arriveranno.

Ultima domanda. Mezzi per te è più un punto di partenza oppure un traguardo?

Un punto di partenza, voglio farmi valere anche su questo versante, non voglio smettere di produrre, anche perchè l’album è interamente prodotto da me, però voglio farmi valere anche su questo, come se fosse una storia parallela a quella di Kanye West, solo un po’ meno pazzo.

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