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Intervista

Dart Sygma “Fuori Tempo Massimo”

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Nuovo appuntamento con le interviste scritte de La Casa Del Rap.
Raffaele Lauretti ha intervistato per voi Dart ,Sygma in occasione di “Fuori Tempo Massimo”, il suo nuovo lavoro.
Continua a leggere per saperne di più, scoprire i featuring ed’ascoltare il disco in streaming.

Fuori dal rap capitolino, è appena uscito “Fuori tempo massimo” di Darth Sygma. Un prodotto ammantato di un suono classico fatto di casse, rullanti e un rap serrato, senza pause, con tanto di punchline e liriche ortodosse. Cercando di descrivere la realtà che vive ogni giorno, oltre a un pregevole tappeto musicale quasi del tutto inedito decide di farsi accompagnare da un ottimo Kento -che mai smette di rivendicare ed essere competitivo-, da una Fria che confeziona un bellissimo ritornello dalle atmosfere e R&B e il rap di Rico Shogun. Passando dagli stati alterati di coscienza, ad una propria consapevolezza culturale e politica, quel che ne risulta Ë un ottimo prodotto che merita sicuramente un ascolto.

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Ciao D.S. intanto benvenuto alla Casa del Rap, presentati ai nostri lettori. Come ti sei appassionato a questa Cultura e, in particolare, al rap?

Ho conosciuto l’hip hop (prima di sapere che si chiamasse così) come hanno fatto tanti: attraverso i film americani,prima da quelli anni 80 in cui si vedevano i primi breakers e writers,poi nei 90 con quelli di Spike Lee in  cui cominciai a conoscere i Public Enemy,Eric B e Rakim,etc. Va detto che l’hip hop nelle sue diverse forme non era conosciuto come oggi. Come rappers italiani trovavi in tv giusto Fight da faida di Frankie tipo in terza serata su canali locali,i graffiti li vedevo solo dal finestrino del treno quando arrivava nelle stazioni e la break la vedevi (e la imparavi) solo in 2 posti in tutta Roma dove ci si allenava e sfidava. Scrivevo rime per cazzeggiare giá a 16 anni,meno male che non c’erano tutti i beatmakers che ci sono oggi sennò chissá che roba inascoltabile sarebbe venuta fuori! Le prime rime scritte seriamente sono quelle per un featuring che un gruppo della mia zona mi chiese nel 2000 per il loro demo e da lì in poi non ho più smesso,prima con quello stesso gruppo e poi come Nongarantisco insieme a Rico Shogun.

A questo punto parlaci del tuo lavoro: Sei accompagnato da pochi MCs e uno di questi è Kento: Com’è stato lavorare con un veterano dell’ambiente? Le altre collaborazioni come sono nate?

Conosco Kento da anni,dai primissimi live dei Nongarantisco ed avevamo giá collaborato in un pezzo sul mixtape Roma Violenta vol.2 ma a differenza di allora stavolta credo di essere stato all’altezza! È un grande sia come persona che come artista,nonchè un amico e se fai queste cose con gli amici viene tutto più facile,ecco perchè ho voluto pochi feat ma mirati. Oltre a lui troverete anche Frìa,potente voce r’n b di cui sicuramente sentirete parlare. Quando l’ho sentita la prima volta live sono rimasto a bocca aperta,pensavo solo “ho trovato una che sa VERAMENTE cantare con il giusto spirito soul” e lì ho capito cosa mancava in Come quella volta,il primo singolo estratto dal disco: la voce di Frìa. Rico Shogun è invece una presenza fissa. Abbiamo cantato insieme per anni e ora anche da solisti si continua a collaborare. Se poi sullo stesso pezzo c’è  l’assolo di chitarra elettrica del buon Roberto Ruggeri……Non ringrazierò mai abbastanza Brasca per avermelo fatto conoscere.

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Ascoltando l’EP ho sentito citazioni tanto di Benni quanto riferimenti al rap nostrano o a film culto come Snatch. Quali sono i tuoi punti di riferimenti quando scrivi? Come hai scelto il titolo?

Prima di tutto grazie per aver riconosciuto la citazione di Benni! Per le ispirazioni mi baso su quello che vivo tutti i giorni,le cose belle e quelle brutte,quelle che ti segnano nel bene e nel male e che si prova ad esorcizzare mediante un testo,anche se spesso non si ha la forza di raccontarle tutte. I film e i libri sono solo figure retoriche usate per rafforzare i concetti che cerco di esprimere,non un ammasso di punch lines fini a loro stesse. Fuori tempo massimo è un pò il riassunto del mio percorso come rapper. Diciamo che se sfondassi domani sarei comunque fuori tempo massimo! L’inflazionamento del rap in tv (come succede ciclicamente a tutte e 4 le discipline a causa di un film hollywoodiano che parla di un rapper,un breaker,etc.) fa credere a qualunque ragazzino di poter diventare Eminem. Ora,è vero che se non te lo senti dentro smetti presto,ma è anche vero che in pochi anni c’è stata un’esplosione di sedicenti rappers che hanno intasato la rete. Quindi spiccare nell’oceano è ardua e occorre mooolto tempo. Inoltre credo di aver ricominciato da zero almeno 2-3 volte,prima con il mio primo gruppo,poi con Rico e infine da solista. Alla fine riesco sempre a terminare un progetto iniziato ma forse se fossi stato anche bravo in freestyle…..magari avrebbe aiutato!

Passando al sound: il tuo lavoro Ë caratterizzato da un approccio molto classic al genere. Come mai? Come vedi le sperimentazioni degli ultimi tempi, invece?

Adoro il soul,il mio stile è sempre stato questo, amo Gangstarr e i Wu Tang, diverse declinazioni dell’uso del sound 60/70 nelle produzioni. Questo non vuol dire un suono anni 90 nel 2015 ma una reinterpretazione continua, come fanno ancora oggi oltre oceano e anche da noi, vedi Turi o Kiave. Per Brasca è un marchio di fabbrica, Leone ha ripreso un campione che molti ricorderanno dalla prima nota mentre gli EMP sanno spaziare bene dal funk all’elettronica. Non mi piacciono i beats impersonali,i suoni da discoteca tamarra,la trap portata all’estremo. Ogni tanto un sound diverso lo adotto anch’io, tipo il dubstep per Technoriot, ma alla lunga mi stufa. Poi dipende sempre da COME vengono usati,non mi precludo niente. Il crunk per esempio fu un ottima palestra per la metrica e il flow.

Stai già lavorando a progetti futuri? Magari ancora in casa Grimlock?

In effetti sì,sto scrivendo insieme ad altri due mc’s per il progetto di un producer tedesco e poi mi butterò sull’e.p. che sto preparando con un beatmaker romano, ma non faccio nomi, porta male.

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