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Intervista

Dark Side of Shibumi è il lato oscuro di Lucci?

MG 7876

L’album di ritorno di Lucci, a pochi mesi dall’uscita di Shibumi, si veste di nero. Sia per quanto riguarda la grafica sia per quanto riguarda il titolo dell’opera: Dark Side of Shibumi.

Un album duro e sincero che porta l’ascoltatore in viaggio, tra nostalgia per il rap e sperimentazione musicale, nel mondo di Lucci.

Un progetto maturo, che fa i conti con la vita, per noi che “impariamo a sguazzare nella merda.”

Dark Side of Shibumi è il titolo del tuo nuovo Ep. Il progetto, dalle liriche più dure, si amalgama perfettamente al progetto madre Shibumi. Per quanto Shibumi rappresentasse una “manata in faccia alla scena”, Dark Side of Shibumi rincara la dose, ma lo fa in una veste che abbiamo trovato più musicale rispetto al rap del predecessore. Sulla base di ciò vorrei chiederti, perché “The Dark Side” e non un “Shibumi 2.0”?

Subito dopo l’uscita di Shibumi, Ford mi ha girato immediatamente dei sample e mi sono ritrovato di nuovo con carta e penna davanti. Ci siamo detti, ok, non fermiamoci, lavoriamo e vediamo cosa ne esce fuori.
Quando avevamo in mano lo scheletro di questi 5 pezzi ci siamo accorti che erano coerenti con il lavoro precedente, ma non abbastanza da essere un seguito, un 2.0. In Shibumi c’è sempre speranza, riscatto; in questi c’è disillusione, cinismo, rabbia. Per questo ho pensato alla formula del lato oscuro. E’ uno Shibumi dark, cupo.

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Nel brano Macerie Prime, affermi ad un certo punto: “Li vedi i nostri volti nello specchio assomigliare a quelli che odiavamo”. Da subito mi sono chiesto: chi erano questi personaggi che odiavate?

Macerie prime è un pezzo per i trentenni. Noi siamo quelli che se la sono presa in culo.
Siamo capitati in quell’epoca di mezzo dove c’era ancora una parvenza di speranza, di stabilità, di prospettive. Quelli più piccoli sono cresciuti in un periodo dove già le cose erano andate a puttane, questo in un certo senso aiuta. Noi siamo tra le prime generazioni a confrontarsi con una prospettiva futura dove non sapremo se avremo una pensione, dove comprare una casa è quasi utopico, dove il posto fisso anni ’80 non esiste più.
In questo senso quella frase significa che noi da adolescenti non ci saremmo mai visti a dover affrontare problematiche adulte, le tasse, Equitalia, la precarietà del lavoro ecc ecc… eravamo certi che saremmo stati diversi, con quell’ingenuità dei ragazzini. Ma alla fine diventiamo tutti grandi ed eccoci qua.

Nel brano Unabomber feat. Hube, affermi: “Ho fatto 200 lavori ed ho imparato qualcosa da ognuno di questi”. Qual è il lavoro che maggiormente ha influito su Raffaele influenzando il percorso artistico di Lucci, compresa la creazione di DSOS?

Ho avuto una vita molto particolare, ho iniziato a lavorare molto presto.
Ho fatto in ordine sparso: il cameriere, il cartongessista, il facchino, l’allestitore museale, il barman, l’imbianchino e il direttore del personale. Poi sono stato proprietario di Graff Dream, ho aperto un ristorante ed ora ho un negozio di erba legale.
Ogni tipologia di lavoro, se fatta con rispetto di quello che si sta facendo, ti migliora, ti insegna qualcosa. Fare il facchino così come il lavoro di cantiere, ti insegna a sopportare la fatica, a lavorare in squadra, a rispettare scadenze ecc ecc.
Non c’è un lavoro specifico che ha influenzato DSOS, ogni esperienza fatta ha contribuito. Ho enorme rispetto per il lavoro, me lo sono anche tatuato addosso. Sono uno che ha l’esigenza di cambiare spesso, di rimanere precario. Ecco, forse è proprio la precarietà la chiave. Ci hanno costretto alla precarietà e noi ci adattiamo, facciamo della precarietà una cosa positiva. Impariamo a sguazzare nella merda.

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Il tuo album è uscito il 31 Ottobre. A meno di un mese dalla sua uscita, quali sono stati i feedback che hai ricevuto? Ti aspettavi questa risposta?

Ottimi, vuoi perché stavolta ho una struttura che mi sta dando una mano, vuoi perché alla fine il disco è fico, ma sta andando molto bene.
In meno di un mese abbiamo eguagliato gli stream di Shibumi che è uscito 7 mesi fa. Siamo molto molto contenti. Ci rimbocchiamo le maniche, è una buona ripartenza.

La componente live per un artista della tua caratura è fondamentale. Come sarà strutturato il tour e quali sono le prime date?

Il “””tour”””, metto tante virgolette perché è una parola che mi fa sempre ridere applicata a me, parte tra poco, da Firenze.
Sarà diviso in tre parti, “Dark Side”, “Shibumi” e un mix di roba di Brutto e stonato e Brokenspeakers per chiudere. Ci tengo tantissimo alla questione live, ho un’idea del rap ancora molto agonistica. Rappare da solo per un’ora e mezza senza doppie, senza trucchi, facendo capire ogni singola sillaba. Questo per me è lo standard. Altrimenti sei fuffa, e ce ne stanno tante di pippe al sugo.

Per smorzare i toni vorrei proporti questa domanda: sei diventato magicamente Mastrota e devi convincere il lettore a comprare l’album. Buona fortuna.

È tra i pochissimi dischi RAP usciti quest’anno. È scritto bene, musicalmente Ford ha fatto un lavorone. Quindi se ti piace il RAP non puoi non comprarlo.

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