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Recensione

Il primo Boogie made in Shady

boogie 2

Essere un rapper di Compton e trovarsi Eminem sulla propria strada artistica non è proprio il peggior scenario possibile. Avere la completa fiducia di un pezzo di storia dell’Hip Hop mondiale è un solido mattone su cui costruire. Boogie con Everythings For Sale – uscito per Shady Records – si scosta, essendo coerente con la sua storia, da quello che però è la linea del suo maestro. Il suo lavoro è una bella ventata di aria fresca per l’etichetta di Marshall Mathers, ma per lunghi tratti anche qualcosa di molto estraneo. D’altronde, Boogie si era fatto notare da Eminem proprio per delle caratteristiche precise. Thirst 48, Pt.2 – suo mixtape del 2016 – era uno spaccato tremendo di vita quotidiana e problemi interiori sviscerati senza timore.

Il 25 gennaio 2019 – giorno in cui Everythings For Sale è stato pubblicato – un mio caro amico, nonché mio iniziatore al rap, mi segnala di buon’ora questo progetto. Mi dice “mi è piaciuto, ma non mi aspettavo nulla di più”. Arrivato dopo un po’ ad una mia conclusione personale, non posso che concordare con il mio fidato consigliere: bello, ma niente di più.

L’album in voti

Instrumental: 7/10

Tappeto sonoro sempre molto azzeccato. I testi vengono accompagnati in maniera eccellente, ma manca la punta di diamante. La varietà delle scelte stilistiche fa perdere la linea in qualche momento dell’album. Comunque, dati gli scenari molto R&B, la chitarra in ogni sua forma è sempre molto presente in cassa.
L’inserimento di suoni più moderni è sicuramente una chiave per alleggerire alcuni contesti, Rainy Days ne è sicuramente l’esempio.
Alla fine si dimostra un mix più o meno giusto tra comfort zone e sperimentazione.

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Lyrics & Skills: 7.5/10

C’è tanto, tanto Boogie. Significa malessere, introspezione, insicurezza e paure. Il modo e la costanza con cui parla dei suoi problemi con il mondo in generale è riassunto alla perfezione nella prima traccia Tired/Reflections:

I’m tired of that shit, nigga, shut up

Niggas ain’t tryna hear none of that conscious shit fuck you talkin’ ‘bout?

Niggas tryin to get faded, get high

Yo, yo.
Consapevole della tendenza del mercato musicale e di adesso. O forse no?

Il suo stile di scrittura lo porta ad essere molto più facilmente associabile alla Savemoney oppure alla Dreamville , lì dove J Cole muove i fili con attenzione e pesa le parole con, forse, eccessiva pesantezza.
Proprio per questo, la presenza di Slim Shady in Rainy Days, sembra quantomeno fuori luogo. Le sue prime barre, seppur da antologia, sono di un’interpretazione alquanto “bestiale”. Il modo in cui tutta l’atmosfera del brano cambia quella del disco, solo per accogliere Eminem, è qualcosa che stona.

Le altre collaborazioni sono bene o male azzeccate come cifra stilistica per i testi. La coppia formata con J.I.D, in un brano non eccessivamente impegnato, è super vincente.
Il discorso sulla sua voce e sulle melodie che prova a cercare, conducono Boogie verso una limbo importante. Alcuni ritornelli sono incredibilmente forzati e il timbro in qualche caso sembra la copia carbone di tanti e tanti altri sentiti negli anni. Ha le sue armi e le deve sfruttare con meno confusione.

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Style: 6.5/10

La varietà a volte è sintomo di confusione. Non è questo il caso, ma sicuramente una piccola correzione al tiro va fatta. Eminem, da questo punto di vista, può fare molto per il ragazzo, seppur non più giovanissimo. Il suo modo di raccontare va sicuramente preservato e incanalato sul filone a lui più congeniale. Boogie è senza dubbio un bel compromesso tra tutto quello che si è sentito e che vorremmo sentire nel 2019.

Artwork & Visuals

L’immagine della cover ha una potenza espressiva davvero forte. Boogie è ritratto in primo piano e insieme ad altre tre persone sta intorno ad una bara bianca. L’abbigliamento non restituisce sicuramente l’idea di un vero e proprio funerale, ma resta cupo e di diverse interpretazioni. Un modo in più per entrare nel mood espressivo dell’artista.

Voto finale:7/10

Boogie esce dallo stereotipo del rapper di Compton e di quello dell’affiliato alla Shady Records. È una cosa a sé, complessa e da decifrare. L’ascolto non è di quelli semplici e scontati.

Quel mio caro amico difficilmente si sbaglia. Non sto parlando del rapper di Detroit.

Conosci meglio

Appassionato di Rap made in USA in maniera enciclopedica, seguo con attenzione tutta la scena europea. Scrivo per darvi dei consigli.
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