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Rugged’n’Raw @ Leoncavallo

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Non è la prima volta che vedo E-Green su un palco. Al Bundalinda l’atmosfera era infernale. Posto piccolo, chiuso e un po’ soffocante. Uno scantinato da un centinaio di persone, che però, all’occasione, diventa una bolgia. Certo, l’occasione non si crea da sola. Quella volta E-Green, visibilmente alticcio, ci mise le palle e diede fuoco al pubblico, chiudendo il live con un medley di 25 minuti di strofe, senza pause. A metà sinceramente pensavo morisse, invece ha reso onore alla sua fama. Ma a Brugherio eravamo pochi e il main event era lui. Ero curioso di vedere come si sarebbe comportato davanti a una curva da stadio come quella del Leoncavallo, dove invece apriva un rapper in veloce ascesa e con un grande riscontro di pubblico. Il warmup di Ensi e Dj 2p è stato efficace, ma ormai il torinese è un host navigato e sa che punti toccare per scaldare l’atmosfera. Non gli ho mai visto sbagliare un freestyle, ed è tanto che fa serate a Milano. E-Green saluta il pubblico con una bestemmia sulla base di “HipHop”, prima di entrare nel pezzo con la prepotenza con cui affronta tutto il concerto. Sulla sua tecnica non si discute e le rime colpiscono le orecchie con la violenza di un pugno nel muro. Sembra un po’ sfogarsi e un po’ urlare a se stesso, senza curarsi troppo di stare in mezzo a una folla.

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Ma questa è un’arma a doppio taglio. L’aggressività con cui affronta i beat è entusiasmante ma sembra quasi figlia di una questione personale, e la foga con cui interpreta i pezzi, qualche volta, è esagerata. Le canzoni sono molto veloci e lo costringono a prese d’aria corte e poco frequenti, rendendolo un po’ piatto a livello di flow e dando, qualche volta, un senso di “rincorsa alla rime”. Quando recupera il fiato, però, è una macchina da guerra. Energia da vendere, rime a mitragliatore, “cazzimma”, tecnica e tanto cuore. Questo è E-Green, prendere o lasciare.

Intermezzo di Ensi, condito da un freestyle sul beatbox di Rise e tutti pronti al main event.

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Sbuca di lato Mezzosangue, col suo passamontagna nero, sulle note di “Armonia E Caos”. Entra carico, prova subito la reattività del pubblico lasciandogli chiudere una barra e la risposta arriva a volume altissimo. Ci siamo, sembra. Ma subito dopo perde il tempo e lascia una rima. L’entrata è un po’ lo specchio del live: entusiasmo ed energia, pezzi di spessore, flow chiari e semplici ma mai ripetitivi conditi, però, da qualche imprecisione nell’esecuzione. “Musica Cicatrene” e “Soul of a Supertramp” sono due lavori di grande potenza, pochissime le tracce che non convincono, nessun pezzo “sbagliato”. Gli elementi che si trova tra le mani per la costruzione della scaletta sono eterogenei, Sangue accende il fuoco e scalda le corde vocali del pubblico, “Diventa quello che Sei” fa leva sulle emozioni suscitate dal testo profondissimo e scandito dal suo caratteristico stile pulito, cadenzato, senza particolari eccessi nei tecnicismi. Insomma, tocca le emozioni, esalta, accompagna, e si fa accompagnare dal pubblico con una grande presenza sul palco, un flow scandito e scelte intelligenti (come la strofa accappella di “Touchè”).

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Che vuoi di più? Beh, in realtà c’è da raccontare il lato oscuro del concerto, quello fatto di imprecisioni, di rime perse (abbastanza grave l’errore sull’attacco di “Ectoplasmi”) e, soprattutto, di un dj Ernest Powell in serata no. I due casi emblematici sono “Piano A” e “Never Mind”: uno costruito su un ritornello dalla forte presa, l’altro con un beat stratosferico su cui è stato cucito un testo che, per flow e profondità, non potrebbe essere in altro modo. Rallentare il ritornello di “Piano A” è stato un suicidio artistico che ha smorzato l’entusiasmo della gente, rovinando proprio il punto di esplosione di un pezzo particolarmente adatto ai live; le interruzioni della base su “Never Mind” hanno azzoppato il ritmo, creando continui piccoli divorzi nel matrimonio tra base e flow. Al di là di imperfezioni e sbavature varie (Mezzo paga un po’ di inesperienza e una scarsa intesa con il dj che, non ce ne voglia, è stato il punto debole di questo live), però, il concerto è stato molto potente e ho comunque finito la voce. Tempo di limare gli ultimi particolari e tra qualche data questo tour diventerà imperdibile. Già adesso se passa vicino alla vostra città, secondo me, un giro ce lo dovreste fare.

Foto VIA

Di Francesco “Fanzio” Lattanzio

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