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Intervista

Let’s rap about it presenta En?gma e la sua Shardana: terra senza tempo di serenità e cultura

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Benvenuti ad uno speciale della rubrica Let’s Rap About It, rubrica che cerca, in qualche modo, di analizzare le problematiche della cultura Rap/Hip Hop sarda. L’ospite di questa puntata inusuale e veloce è En?gma.  

L’artista sardo ci porta con sé in un viaggio nel tempo del tutto spontaneo e non prefissato da nessuna delle due parti.

Si crea così un percorso spazio-temporale ben preciso, partendo dall’album Shardana*, con delle chiavi di lettura temporalmente generali che spaziano dal futuro al passato, comprendendo quanto futuro e passato influiscano sul percorso artistico dell’artista.

In tutto ciò resta spazio anche per gli spoiler su nuovi progetti in arrivo, in un futuro non troppo lontano.

Buona lettura.

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Shardana  si presenta come album rinascimentale: da un lato un continuo riferimento a figure rinascimentali, vedi Leonardo da Vinci e Copernico, oltre ai davvero numerosi riferimenti a quello che è l’immaginario medievale; dall’altro, un rinascimento interiore che, per quanto Indaco sia stato la prova del nove, ti ha messo in gioco più che mai. Lo hai fatto affrontando anche temi abbastanza complessi, ma una figura artistica come te sente ancora il bisogno di tali prove?

Per quanto riguarda i testi devi sapere che tal modo di fare è una mia prerogativa, io affronto il rap così perché questo è il mio modo di scrivere. Sono “cosciente” di non arrivare subito all’ascoltatore, però è anche vero che nel corso degli anni sotto tale aspetto sono migliorato parecchio, trovando il compromesso tra lo scrivere in una certa maniera e l’arrivare nel miglior modo possibile alle persone.
Per quanto riguarda invece la questione rinascimentale, posso dirti che è un passo molto più importante rispetto a Indaco semplicemente perché c’è molta più consapevolezza nel progetto, ma allo stesso tempo molta più serenità. Si tratta di un album aggressivo ma consapevole del tipo di posizione che ricopro, situazione ben diversa da quella che vivevo nella stesura del precedente album. Si tratta di un ulteriore passo avanti, decisivo, verso un ulteriore emancipazione totale.
Spero possa trattarsi di un album rinascimentale per il rap italiano, che possa essere d’esempio per qualcuno per il modo di fare, l’indipendenza e l’affrontare in un disco tematiche in un ben determinato modo.

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Sei tornato in Sardegna ad investire in una terra dove ormai musicalmente parlando i “big” non investono più. Cosa ti ha spinto a questo azzardo?

È stata una semplice questione di ispirazione, ritmi, rapporti umani e serenità. Serenità che ti fa fare le cose al meglio. La serenità di stare a casa mia non ha prezzo, per quanto viaggiare sia importantissimo, solo le radici possono trasmettere qualcosa. Non voglio fare quello che ha scommesso nella terra sarda, per quanto io il mio lavoro riesca a farlo nonostante l’insularità, io ho costruito nel tempo una fanbase, investendo nei social e coltivandola poi giorno per giorno. Ciò che ovviamente non posso coltivare sono i rapporti coi colleghi, però se ci pensi dopo tutto ho avuto la possibilità di fare un disco a casa in un ottimo studio al K-studio con Kaizen, con i colleghi che comunque sia volevo inserire nel lavoro.
Per il resto le scommesse sulla terra non ci sono più di tanto, anche perché non faccio e non creo economia nella mia terra.

È stata quindi la serenità dovuta alla tua terra e la forte influenza che essa ha su di te a dare il titolo all’album?

Riprendere la sardità mi piace e mi è sempre piaciuto farlo, nelle citazioni per esempio. Oltre al fatto che rappresenta a pieno l’aggressività serena e calibrata presente in tutto l’album, tutto ciò unito ad un discorso epico/leggendario ai quali ho dato sempre massima attenzione e che da sempre permea nel passato della Sardegna.

Una traccia assai particolare, che personalmente mi ha colpito, è Father & Son in collaborazione con Bassi Maestro. Una traccia che parla ai posteri, in collaborazione una figura che allo stesso tempo ha segnato il passato del rap e continua ancora a farlo. Il problema, in questo viaggio temporale, si colloca nel futuro. Come vedi il futuro della tua musica e cosa vedi al futuro del rap italiano?

Sinceramente ogni tanto me lo chiedo anche io e non è che mi sappia dare una risposta. Secondo me è probabile che questa situazione non duri ancora per tanto, intendendo con questa situazione il sovraffollamento dal punto di vista musicale di robe troppo simili tra loro, portandoci magari davanti ad un ritorno alle origini, una riproposizione 2.0 di quelli che furono gli anni ‘90. E verso questa direzione si colloca anche il brano Father & Son, che al suo interno contiene uno dei beat più classici dell’album, risultando contemporaneamente nuovo e brillante ma comunque sia con una concezione classica.
Io oggi, fortunatamente, continuo a sopravvivere perché cerco di rendere il più originale possibile ciò che faccio e penso che questa possa essere l’arma vincente all’interno del panorama rap.

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Restando ancora in questo futuro incerto, ti chiedo se rapperesti mai in sardo e che rapporto hai con questa lingua?

Io conosco il gallurese**, il dialetto della mia zona, dialetto che capisco molto bene ma che non parlo praticamente mai. Non rapperei mai in questa lingua perché non è coerente con quello che sono io, mi piace esprimermi in italiano con un certo tipo di ricercatezza. Sai, in alcuni testi qualche sfumatura di sardo l’ho messa, però si tratta sempre di piccoli inserti.
Semmai mi piacerebbe riuscire ad internazionalizzarmi un po’ di più, riuscendo ad avere maggiore dimestichezza con lo spagnolo e l’inglese. Ma come dico sempre, nella vita non si sa mai.

Riguardo la ricercatezza del linguaggio vorrei analizzare questa tematica assai particolare nelle tue produzioni. Un linguaggio sempre perfetto, impeccabile, ricercato e colto. Da cosa nasce ciò, studi o passione e curiosità?

Per quanto abbia fatto i miei studi, molto distratto dalle vicissitudini della vita di un ragazzino, si tratta per lo più di passione nel ricercare. In un periodo dove l’ignoranza è una scelta, nel senso che ci troviamo in un periodo storico dove tutti hanno portata di mano tutto lo scibile umano, la possibilità di farti una cultura sta semplicemente nel fare una ricerca su Google, sta ad ognuno poi sfruttare o meno tale possibilità. Molte volte, ti dirò, scopro cose durante la stesura del testo, magari butto giù un qualcosa che ho sentito da qualche parte e poi vado ad informarmi e capire meglio il tutto, è uno scambio con la scrittura stessa. 

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Dopo il futuro probabile concentriamoci sul concreto. Che progetti hai per il futuro?

Posso dirvi che ciò che arriva non è un disco ufficiale, ma un progetto volto a farmi sentire ancora, perché nella situazione attuale non è possibile prendersi tempo e perché si rischia di perdere pezzi (per quanto non mi sia mai concesso grandi pause, pubblicando quasi ogni anno un lavoro). Voglio cercare di essere sempre più presente con la mia musica. È molto probabile che in tutto il resto dell’anno io sia sempre presente, con un progetto (che uscirà a giugno) con annesso un video – le cui riprese sono state girate presso il Fabrik del 12 Maggio, durante il live organizzato da Shark Agency Booking, n.d.r.* Shardana è il nome dato alle popolazioni, citate dalle fonti egizie del II millennio a.C., facenti parte della coalizione dei popoli del mare, abitanti della Sardegna.

** Il gallurese è una varietà linguistica romanza di origine còrsa e fortemente influenzata dal sardo, parlata in Gallura;  in ambito accademico e nella letteratura è  indicato come dialetto gallurese, pur se non è ben chiaro di quale lingua debba essere un “dialetto”, se del còrso o del sardo.

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