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Sanacore degli Almamegretta è protagonista di Reggae Vibes

Almamegretta Sanacore Reggae Vibes

Premessa

Il Reggae è la musica dei sofferenti, di tutti quelli che ogni giorno subiscono una qualsiasi forma di oppressione o sopruso, in ogni angolo del mondo. Il Reggae affronta temi quotidiani con linguaggi universali, l’attualità è usata per riflettere su problematiche che affondano le proprie radici in tempi antichi. In diversi periodi, ogni angolo del mondo ha visto crescere questa cultura musicale.
In Italia, la storia del Reggae è molto particolare. L’occupazione di spazi urbani e la conseguente fondazione dei primi centri sociali, sin dagli inizi degli anni ottanta, ha permesso una velocissima crescita qualitativa nell’ambito della sperimentazione musicale. Stavano finalmente nascendo, anche qui, i movimenti musicali legati alle sottoculture underground occidentali (soprattutto americane e inglesi). Dal Punk dei Negazione (Bologna), al primo rap politico degli Assalti Frontali (Roma), in ogni città d’Italia si fa musica di lotta politica. Nel Sud, terra di sole e sofferenza, non poteva che svilupparsi una florida scena Reggae. Il dialetto diventa veicolo di diffusione dei propri problemi, su ritmi in levare apertamente ispirati alla tradizione locale. Esattamente come facevano in Jamaica. A Bari prima i Different Stylee e poi i Suoni Mudù. In Salento la Salento Posse e dopo i Sud Sound System.
La rete dei centri sociali, in quegli anni, era fittissima e la musica viaggiava quasi alla velocità della luce. Le influenze tra generi e persone erano come linfa vitale. Nacquero così anche a Napoli i primi gruppi di chiara matrice Reggae.

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Almamegretta – Sanacore (1995). La recensione

Da una parte il Raggamuffin esplicito e sloganistico dei 99 Posse, dall’altra il Dub riflessivo e delicato degli Almamegretta, figlio del mix culturale che ha da sempre caratterizzato la città Partenopea. Già nel loro primo album, “Anima Migrante” (1993), appaiono evidenti le molteplici influenze del gruppo, ma il capolavoro arriva con il secondo progetto discografico. Registrato tra Napoli e Londra negli studi del genio Adrian Sherwood, “Sanacore” rappresenta la massima espressione del Dub nostrano, con un suono pieno a curatissimo nei minimi dettagli. Secondo la rivista Rolling Stones, è il 36° album tra i cento migliori della storia musicale italiana. Un lavoro sapientemente architettato, composto da pezzi magistralmente incastrati l’uno con l’altro, sotto l’unico filo tematico dello scambio interculturale.
Il disco si apre con i fiati di “O Sciore Chiu Felice”, per poi proseguire con “Maje” e “Pe dint’e viche addò nun trase ‘o mare”, tre perle musicali ricche di suoni arabbeggianti e ritmi mediterranei, accompagnati dalla calda voce di Raiz. L’atmosfera è densissima. La quarta traccia è la title track “Sanacore”, un rimando schietto e onesto alla più pura tradizione folkloristica napoletana, rafforzato dal flauto dello special guest Daniele Sepe: un’allegra tammurriata Raggamuffin, con la storica voce della tradizione partenopea Giulietta Sacco. L’album prosegue con “Ammore Nemico“, “Sciosce Viento” e “Ruanda“, nelle quali le ritmiche rock e funk dello storico batterista Gennaro T, diventano strumenti efficaci per mischiare suoni e melodie di diverse etnie. Con “Non te scurdà”, si torna a sonorità più prettamente Reggae, per una dolce ballata d’amore punteggiata da costanti effetti elettronici. Le frequenze basse e le tastiere caratterizzano la successiva “Se stuta o’ fuoco“, di matrice chiaramente Dub ed elettronica, così come il brano che chiude l’album, “Tempo“, geniale collage di stili, voci e ritmi.
Sanacore” è un disco legato alla propria terra, ma che si arricchisce e si fa forte grazie alle influenze esterne, forse come metafora di un possibile mondo migliore.

Conosci meglio

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