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Intervista

Pochi contenuti ma un grande immaginario: ecco Kanaglia, primo disco di Drefgold

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Il comunicato stampa, l’edizione fisica del disco ed un pacchetto di marshmallow con stampato sopra il faccione di Elia Specolizzi, noto ai più come Drefgold: veniamo accolti così negli studi Universal! Il classe ’97, proveniente da Bologna, é il primo artista ad aver firmato per la etichetta BHMG, fondata pochi mesi fa da Sfera Ebbasta Charlie Charles, e proprio oggi uscirà il suo debutto musicale, chiamato Kanaglia. Dopo una lunga chiacchierata faccia a faccia con la giovane promessa della trap italiana, questo è quanto emerge! Buona lettura.

Partiamo dalla Kanaglia del titolo. A chi ti riferisci?

Drefgold:«Sono io la Kanaglia! Tutto parte da un mixtape di due anni fa, con moltissime tracce ed un sacco di produzioni americane, che si chiamava appunto Kanaglia Mixtape. Si è così radicato che anche l’acronimo, KNGL, è diventato l’acronimo della mia crew di Bologna.
Il disco è nato sicuramente dall’incontro con Daves the Kid un anno fa, ai tempi di Sciroppo. Durante questo periodo abbiamo deciso di racchiudere alcune delle molte tracce che avevamo in questo progetto, per cominciare a lavorare più concretamente, fare un po’ di concerti e tastare anche il riscontro tra il pubblico.»

Sei stato definito il pupillo di Sfera Ebbasta. Com’è nata questa collaborazione artistica?

D:«Possiamo definirla una collaborazione 2.0! Nel senso, più di un anno fa Sfera aveva cominciato a seguirmi su Instagram ed a likare alcuni miei post, senza che ci fosse nessun altro contatto. Passarono le settimane e fu proprio Charlie Charles a scrivermi per incontrarci quando sarei venuto a Milano. Nonostante questo, ed il feat in Sciroppo, non si era pensato di creare l’etichetta, è stato tutto un processo in divenire. Io in primis mi chiedevo spesso cosa avessero in testa e dove volessero andare a parare!»

Ecco, facciamo un passo indietro e torniamo a Sciroppo. Concetti semplici e motivetto orecchiabile: possono essere questi i marchi di fabbrica di Drefgold?

D:«Venendo da Bologna, città in cui per anni si è respirato l’hip-hop vero e proprio, quello delle rime ad effetto, dell’incastro metricamente perfetto, non posso che aver subito questa influenza. Anche se è vero che, crescendo, con la mia personale evoluzione, quando vai a fare qualcosa di semplice, ma comunque originale, è spesso la strada vincente. Molte volte ho preferito rallentare la strofa sui beats di Daves, decidendo di non andare in extrabeat, appunto per scelta. In fin dei conti non è che esprimo concetti così difficili da recepire, anche il ragazzino piccolo può arrivare a comprendere il senso compiuto della strofa, anche se magari non ce l’ha nemmeno!»

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Il passo dopo Sciroppo è stato Tesla, nel disco 20 di Capo Plaza (qui la nostra review). Due super hit da vertice che hanno sicuramente enfatizzato l’hype attorno al tuo primo progetto ufficiale!

D:«Proprio vero! Anche perché le cose sono avvenute tutte in modo rapidissimo: Sciroppo era una delle prime tracce in cui ho lavorato con Daves ed inizialmente doveva essere l’apripista per il mio disco, Kanaglia. Quando però Sfera e Charlie mi chiesero di fargli sentire qualcosa di mio, ed io gli proposi appunto Sciroppo, furono così presi da volerla a tutti i costi in Rockstar, non potevo assolutamente dirgli di no!
Con Tesla, invece, Capo voleva collaborare con me, e quando ci siamo beccati, influenzati dalla visione della pubblicità della macchina, abbiamo buttato giù quella traccia, per cui ora live la gente impazzisce!»

Il suono di Kanaglia, invece, è molto simile a quello di Sfera in Rockstar. Unica eccezione, Wave, la traccia proprio col feat (l’unico presente nell’album) di Sfera.

D:«Guarda, secondo me, in questo preciso momento storico ci siano dei suoni, all’interno della scena trap mondiale, che fanno capo ad una wave. In questa corrente che ho scelto di seguire io (ma anche Sfera, o Capo Plaza) ritornano questi suoni molto acquosi.
Il beat di Wave invece, che suona tipo di qualche anno fa, è stato fatto apposta: quella sera, sentito il beat, Sfera ci stava già cantando sopra, convinto che ne uscisse una nuova hit! Mi piace molto quel pezzo perché non c’è autotune, è solo rap. Chissà, essendo una traccia un po’ più violenta, se potrà essere una hit fuori dai soliti canoni!»

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Come ti approccerai ai fan, tra instore e tour estivo?

D:«Sono veramente carico! Per quanto riguarda gli instore, non vedo l’ora di vedere da vicino faccia a faccia i ragazzi. E finalmente potrò avere un live mio: ho già aperto molti concerti di Sfera, ma non vedo l’ora di confrontarmi con una performance solista. Inizieremo a suonare qualcosa del disco nuovo, anche in preparazione del tour invernale che sarà strutturato in modo diverso. Diciamo che quello estivo sarà più ristretto per le tempistiche: essendo che in molti posti andrò per la prima volta, qualcuno sa chi sei attraverso le canzoni di cui sopra.
Altre cose le concentrerò e le sperimenterò durante l’inverno.»

Ho visto invece, essendoci anch’io, che mercoledì scorso eri al release party di Potere di Luchè (tenutosi a Milano, era presente gran parte della nuova scena rap italiana, da Tedua a Rkomi ndr). Non pensavo ci fossi anche tu, vuol dire comunque che stimi molto quell’artista?

D:«Ovvio. Io ho un background prettamente italiano, ho ascoltato veramente tutti, magari anche gente che ha smesso di fare musica. I Co’ Sang in passato, ora per restare sempre in zona ascolto pure Vale Lambo che apprezzo, ne ascolto molta di roba italiana. Anche perché, al contrario di altri, il rap americano ho iniziato ad ascoltarlo solo due/tre anni fa, quando capivo che anche in Italia tutto il rap classico prendeva un’altra strada.
Luchè è veramente uno dei king della scena.»

Alti capisaldi della tua cultura musicale?

D:«La scena milanese mi ha sempre affascinato. Anni fa non potevi prescindere dalla Dogo Gang se ascoltavi questo genere: io spaziavo dai più conosciuti come Vile Denaro o Marracash (di cui è uscita l’edizione per i 10 anni proprio settimana scorsa), ma anche ad artisti che ora sono sconosciuti ai più, come Milano Spara di Montenero, o anche lo stesso Ted Bee. Il primo disco di Marra è incredibile, perché ha avuto un ruolo importante nella nostra crescita, e se lo riascolti anche adesso non suona per niente vecchio.»

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Come descriveresti la wave tua, ma anche quella dello stesso Sfera?

D:«La nostra wave è sicuramente quella di fare musica con sonorità che possa arrivare a tante persone, come accaduto con Sciroppo Tesla. Allo stesso tempo, rimanere su tutta una serie di argomenti, parole, immagini che rimandino a tutto quello che è il nostro immaginario.
Prendiamo ad esempio Tesla: in essa sono presenti parecchi rimandi al nostro mondo (“Sfera ne fa un’altra, Gigi versa succo denso”), eppure è una traccia che è diventata così virale che la senti dappertutto. Forse è proprio questa la nostra wave, il fare musica con una grossa viralità sempre rimanendo sulle nostre argomentazioni, spensierate, con meno contenuti ma più immagini. Come se stessi sfogliando un libro, e voltando pagina cambia l’immagine.»

Per chiudere, ultima domanda. Perché solo 11 brani ed un feat?

D:«Solo 11 brani… Perché siamo arrivati a capire che, su veramente tantissimi brani registrati (circa una quarantina!), ce ne sono undici che sono molto più forti degli altri. Facciamo un disco in cui nessuna traccia debba coprire le altre, mettiamo solo le cose migliori.
Detto ciò, volevo che fosse un prodotto solo mio, inizialmente non avrei inserito nemmeno il feat di Sfera! Anche Capo avrebbe voluto esserci, ma con l’esplosione di Tesla non era il caso!»

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