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Intervista

Tumi & Chinese Man: l’intervista

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Cosa succede quando l’energia dell’MC sudafricano Tumi incontra lo stile dei Chinese Man, eclettico team di produttori francesi? La risposta è The Journey, autentico viaggio musicale dal suono tribale capace di unire, tramite il sampling estremo, flauti andini e boom bap classico senza però disdegnare i suoni più attuali nei remix dei brani (che formano un vero e proprio side B del disco). A dieci anni dalla nascita del collettivo, gli artisti marsigliesi provano ancora una volta il proprio valore coadiuvati da un MC in forma e da degli ospiti sicuramente all’altezza della situazione. Un’autentica chicca per gli appassionati.

Ciao, benvenuti ne LaCasaDelRap! Raccontateci, com’è nata questa collaborazione? Quando avete realizzato che vi sarebbe piaciuto fare un intero disco assieme?
Abbiamo iniziato a collaborare con Tumi pochi anni, fa sia in studio che sul palco: Volevamo lavorare su un progetto più ambizioso. Abbiamo avuto l’idea de “The Journey” durante La Réunion nel 2014. Eravamo entrambi lì per un concerto, ma abbiamo avuto un po’ più di tempo e abbiamo quindi avuto l’opportunità di far ascoltare a Tumi alcuni nuovi beat su cui stavamo lavorando. Le strumentali gli piacevano davvero, così abbiamo deciso di produrre un album insieme.

Avete lavorato a stretto contatto o a distanza? Quanto ha influito sul prodotto finale?
Non abbiamo lavorato insieme per alcuni mesi: abbiamo inviato a Tumi alcune strumentali molto grezze, ha scelto quelle che preferiva e, mentre scriveva i suoi testi, noi lavoravamo sulla musica. Qualche tempo dopo, Tumi è venuto a Marsiglia per una settimana a registrare i pezzi nel nostro studio. E’ stata, naturalmente, la parte migliore del collaborazione, potendo aggiustare i beat sulle esigenze di Tumi mentre noi lo aiutavamo quando aveva dei dubbi su uno dei suoi testi.

Come avete scelto l’impronta musicale molto tribale di questo disco? E’ stato un processo naturale o più ricercato?
Un po ‘entrambe le cose! Abbiamo composto le prime strumentali senza idee precise in mente, cercando di avere un suono caldo e organico con cui abbinare la voce di Tumi, e che si distaccassa un po’ dalle sonorità hip hop odierne. Abbiamo scelto il campione di “The Journey” con questa idea in mente e abbiamo poi consolidato questa atmosfera “tribale” con gli arrangiamenti e il missaggio. Quest’atmosfera andava molto bene con i testi di Tumi.

Avevate già collaborato in passato. Com’è stato collaborare per un disco intero? Avete cambiato il vostro approccio per l’intero album o no?
Non avevamo mai lavorato insieme per un intero album, che è davvero diverso dal lavorare su un solo pezzo, in termini di tempistica soprattutto!. Il processo creativo, però, è rimasto invariato: abbiamo trascorso un sacco di tempo facendo musica tutti insieme! È stato divertente!

La Chinese Man Records festeggia i suoi 10 anni. Vi sentite di tirare un bilancio della vostra attività?
Chinese Man Records sta andando bene! Siamo una piccola etichetta indipendente ma è esattamente quello che vogliamo! Ci sono voluti 10 anni per fare esattamente quello che vogliamo fare nel modo in cui lo vogliamo fare, lavorare con artisti in cui crediamo ed essere artisticamente liberi. Speriamo che sarà così per i prossimi dieci anni.

Da dove viene la scelta di riproporre in un unico formato sei brani inediti e i remix degli stessi?
E ‘una dedica ai vinili reggae, in cui si ha sempre una versione dub del lato A. Abbiamo solo voluto dare una prospettiva diversa per le nostre tracce, una sorta di “esercizio di stile”. In più, è stata una buona opportunità per lavorare con musicisti di talento come Bandits Crew Scratch, Hugo Kant, le Syndicat du Chrome.

Come avete scelto le collaborazioni? E come avete scelto quali sonorità proporre per ogni remix?
Tumi ha scelto Yougsta CPT et Kuli Chana, due MCs di grande talento, che rappresentano due generazioni dell’hip hop sudafricano. Per le versioni strumentali abbiamo collaborato con gli amici e gli artisti che ci piacciono. Gli abbiamo lasciato fare quello che volevano musicalmente, è stato un buon modo per sperimentare diverse cose in ogni traccia, basandoci solo sulle nostre sensazioni.

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Raffaele Lauretti
Conosci meglio

Scrivo di rap e studio filosofia. Nel tempo libero mangio la carbonara.
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