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Intervista

Mayday: la chiamata d’aiuto di Aleam

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Mayday è un EP dall’identità chiara e precisa, che fonde due mondi apparentemente distanti come quelli del cantautorato di matrice pop e gli stilemi classici della trap contemporanea. Un connubio vincente in cui Aleam, guidato da Daniele Franzese alle produzioni, dimostra, nonostante sia al suo esordio ufficiale, di avere tutte le carte in regola per proiettare il proprio nome nell’Olimpo dei cosiddetti big della scena Urban nostrana.

Nel tuo immaginario, nel tuo sound, quanto ti hanno influenzato Napoli e la tradizione neomelodica? C’è qualcuno a cui ti ispiri?

La mia città ha una storia artistica pazzesca, è la capitale della black music in Italia grazie ad artisti come Pino Daniele, Napoli Centrale ed altri, pertanto è inevitabile che ogni forma di espressione sia condizionata da queste influenze se sei di Napoli.
Personalmente cerco, con la mia musica, di preservare questo tesoro.
La tradizione neomelodica ha sicuramente il suo ruolo importante, ma non mi ha mai intrigato.
Per il resto, non ho un artista in particolare al quale mi ispiro, ma apprendo da ciò che ascolto e mi piace e qualcosa te la porti dietro, è un processo inevitabile.

L’urban style in Italia sta vivendo un momento d’oro, stazionando stabilmente nelle vette delle varie charts sia di gradimento che di ascolto. Cosa pensi distingua il suono di Aleam rispetto a quello degli altri artisti?

È vero, la musica urban sta vivendo un periodo florido anche grazie al talento di molti artisti.
Paradossalmente, però, evidenziarsi risulta molto più complicato.
Per quanto riguarda il mio sound, credo che il punto di forza sia l’ecletticità musicale tra diversi generi e colgo l’occasione per ringraziare Daniele Franzese (produttore di Mayday) che ha contribuito a tirare fuori questa mia peculiarità.

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In Mayday si nota sin da subito un connubio tra un sound urban, di matrice r&b, con gli stilemi classici della trap. Se dovessi definire il tuo genere di riferimento a un ipotetico ascoltatore, come lo faresti?

Non mi sento appartenente ad un genere musicale ben preciso in realtà, forse perché sono innamorato della musica in ogni sua forma.
Certamente ho delle influenze, che per l’appunto sono quelle appena citate, ma se dovessi trovare un termine per definirmi direi sicuramente che la mia musica è un cantautorato moderno.

Spicca sin da subito, leggendo la tracklist, la totale mancanza di collaborazioni all’interno dell’EP. Da cosa è scaturita questa scelta?

Si, non ci sono collaborazioni.
In verità non è stata una scelta, ma la conseguenza del fatto che in studio eravamo così concentrati e felici da non sentirne l’esigenza; pensavamo solo a realizzare un prodotto che ci presentasse e che facesse capire alla gente quanta voglia abbiamo di condividere con loro la nostra musica.
In un futuro prossimo, però, sicuramente ci saranno delle collaborazioni, io ho già qualche idea…

Dopo questo EP è previsto un album? Cosa bolle in pentola?

Dopo questo EP è prevista tanta musica ed ora ho molti stimoli. D’altronde è il mio pane quotidiano, quindi ho molta voglia di fare.
Per parlare di un album ora è presto, per il momento voglio dare lo spazio che merita a Mayday, ma teneteci d’occhio..

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Come è nata la tua collaborazione con Tritolo? Come vedi questa nuova realtà a servizio dei giovani emergenti della provincia di Napoli?

Tritolo è una realtà che diventa ogni giorno più grande ed io ringrazio Poomba per avermi presentato.
La squadra è davvero fortissima, basti pensare che è capitanata da Clementino!
Pertanto sono onorato di farne parte e sto provando a rappresentarla al meglio.

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