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Intervista

Tra i deserti e i segreti di Nevada: l’intervista a Ntò

NEVADA COVER

Isolati come siamo in questi giorni contorti e caotici, scambiare due chiacchiere con Ntò è stato sicuramente una boccata d’aria fresca. L’artista napoletano ha pubblicato il suo nuovo disco, Nevada, solo pochi giorni fa, a qualche anno di distanza da Col Sangue. L’ex Co’ Sang è tornato col suo stile, fatto di barre taglienti su beat molto diversi di brano in brano: ce n’è per tutti i gusti, dagli amanti del rap puro (Salut con Speranza) alle note più melodiche (Diva con Nina Zilli ed Enzo Avitabile). Miscelando sapientemente l’uso del dialetto con quello dell’italiano, ormai non si nota nemmeno più la differenza… Parola a Ntò allora, buona lettura!

Rinascimento è stato pubblicato solo un anno fa, il precedente Col Sangue è del 2016. Da cosa nasce l’esigenza di far uscire due dischi in così poco tempo?

Rinascimento si è composto di vari singoli usciti precedentemente, inizialmente pensavo di scaglionarli con più precisione, così non è andata: l’idea che avevo in testa era quella di uno street album, anche per seguire le tendenze e le frequenze di uscita discografica, in quel periodo tra il 2017 ed il 2018 era così. Nel 2019 invece ho iniziato a scrivere questo disco, anche se alcuni la stesura di alcuni pezzi era cominciata già prima…

Perché Nevada? Com’è nato il concept del disco?

Il concept di Nevada ha molto a che fare con lo zeitgeist, con lo spirito del tempo che stiamo attualmente vivendo: tempi aridi, desertici, abbiamo questi finti, grandi divertimenti come se fossimo a Las Vegas ma anche grandi segreti, come nell’Area 51. Ci sono anche vari parallelismi con la mia città, anche se non sono molto stretti. Nevada è appunto la metafora del tempo desertico che viviamo, il termine era fluido e la parola funzionava, mi sembrava adatto.
Per quanto riguarda il pezzo, invece, avevo già l’idea di fare una cosa un po’ più artistica con Clementino, avevamo già collaborato in passato ma erano state cose utili al momento, invece io credo che un pezzo del genere non l’avessimo mai fatto. Mi ricorda molto il suo brano Pianoforte a vela, atmosfere più conscious e sentite, non avevamo mai fatto una cosa così seria. Cleme ha fatto una bella strofa, sono veramente contento.

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Il core del disco lo hai voluto riempire con tre tracce pregne di significato e più introspettive: Nevada, Dipendenza e Diva. Sono effettivamente il cuore pulsante del disco?

È vero, poi io ho questa fissa visiva a fine album, quando compongo la tracklist: stavolta ho cercato più l’equilibrio di suono, in quei tre brani si alza un po’ il ritmo dell’album, indubbiamente.

Nelle 12 tracce abbiamo appunto vari mood che compongono il disco: dalla cupa Nevada alla estiva Diva, sino ai banger Salut e Mi Conosci. Hai voluto accontentare tutto il tuo pubblico con questa scelta?

Credo rispecchi un po’ le mie tre/quattro anime artistiche che ho coltivato nel tempo, penso sia lo specchio di quello. Si possono individuare alcune coppie di brani, nell’album, che appartengono alla stessa micro-famiglia nel disco stesso, rappresentano il risultato dello stile che io acquisisco anche per mezzo dei miei ascolti. Questo è il motivo dell’eterogeneità a livello di suono dell’album, come lo era anche Il coraggio impossibile anni fa.

Invece la scelta dei producers com’è stata fatta?

La scelta di Ferrari è stata naturale, nata dopo la collaborazione in Re Senza Corona di Gianni Bismark: mi ha sorpreso molto il grande amore da parte di tutta la Love Gang, hanno questa profonda ammirazione nei miei confronti, rispetto che poi è diventato reciproco, sono dei ragazzi molto umili. Con Andry invece volevo lavorarci da tempo, non ci eravamo beccati perché lui faceva coppia fissa con Giaime da un po’: ho colto l’occasione per incontrare pure lui, che stimo sin da quando ha iniziato. Si è dimostrato grande fan di tutta la roba dei Co’ Sang, sa tutti i testi a memoria in napoletano, abbiamo un amico caro in comune…
Altre produzioni le ha curate DJ Klonh, con cui lavoro da sempre, che aveva già messo mano a Numero 9, aveva prodotto il pezzo con Guè, ed ha messo le tre più cazzute, quelle più street! Nevada è solo il mio primo disco che esce per una major, altri producers con cui avrei voluto collaborare non sono riuscito a beccarli, ad esempio c’è Garelli che rispetto tantissimo, stimo Palazzi d’Oriente, ho incrociato in Sony Chris Nolan… Ci sarà tempo più avanti, ma dobbiamo prima conoscerci.

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Giaime, Speranza, Gianni Bismark… Hai scelto la meglio gioventù, unendo l’Italia da nord a sud.

Abbiamo un grosso rispetto reciproco, è abbastanza funzionale perché mi somigliano anche molto a livello di attitudine, di lyricism, ma non sono scelte esclusivamente per quello. Ugo (Speranza) ne è proprio il chiaro esempio: quando suonavo in zona Caserta lo invitavo sempre, rappava su Into’ rione, ci bevevamo una cosa fuori. Tutto ciò prima che io firmassi in Sony e lui in Sugar. È eccezionale, un visionario… Condividiamo anche queste influenze francesi, ci abbiamo lavorato, ho approfondito molto la scena d’Oltralpe, collaborammo ai tempi dei Co’ Sang con Akhenaton: la scena francese e quella napoletana hanno molte affinità.

È stato un bel colpo al cuore sentire te e Jake sulla stessa traccia: due dei padri fondatori dell’attuale scena, senza di voi probabilmente non saremmo dove siamo ora. I Dogo sono sciolti, i Co’ Sang anche: pensi che attualmente ci siano figure altrettanto forti come lo eravate voi nei ’00?

Prima avevi meno guadagni ma eri meno forte come figura, adesso è il contrario, anche perché a quei tempi non c’era mercato, ora creare una figura così consolidata e forte è difficile. Ci sono indubbiamente adesso le figure, ma per me è difficile fare un paragone: noi abbiamo contribuito a creare un’industria, un mercato da zero. Oggi è molto più semplice…

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