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Intervista

Marco Killah ci fa percorrere la sua Via Morandi

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Siamo in Puglia, più precisamente in provincia di Brindisi, dove abbiamo incontrato Marco Killah. Non è casuale il riferimento alla provincia, in quanto l’MC pugliese sta portando avanti ciò che lui stesso definisce “Provinciale Experience”. Si tratta di un viaggio nella sua terra che, dopo la pubblicazione dell’album Provinciale nel maggio del 2019, è arrivato alla sua seconda tappa il 20 marzo con l’uscita dell’ep Via Morandi. I compagni d’avventura son sempre gli stessi: Brahma Beats alle produzioni e la crew Dirty Brown alle spalle. Le atmosfere, invece, si ampliano e si diversificano ed è anche per farcele raccontare che ci siamo messi anche noi a percorrere le vie del paese natale di Marco.

Ciao Marco! È un piacere averti qui a lacasadelrap.com. Via Morandi è il tuo ultimo progetto e già il titolo fa capire che ci si trovi immersi in un contesto cittadino. Ma prima di parlarne, raccontaci un po’ del ragazzo cresciuto in questa strada. Chi è Marco Killah anche e soprattutto dal punto di vista musicale?

Da leone ad opossum, io posso. Non credo ci sia barra migliore che possa rappresentarmi. Marco è un provinciale, il classico provinciale con la classica vita di provincia. Marco Killah, invece, è la sua voce narrante: parla della provincia in ogni suo aspetto per non sentirsi più il classico provinciale. Anche i lavori precedenti sono impregnati di questo concetto, ma ne ho parlato diversamente e l’ho utilizzato in modo differente. L’uso del dialetto, per esempio, ha accompagnato dal punto di vista artistico tutta la mia prima fase creativa, perché ho sempre creduto che parlare la lingua della mia terra avrebbe rafforzato ciò che volevo esprimere.

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Hai dato vita a Via Morandi a meno di un anno di distanza da Provinciale, il tuo secondo album ufficiale. Cosa ti ha spinto ad aggiungere in così poco tempo un’altra bandierina lungo il percorso nella tua terra?

Mentre io e il mio produttore Brahma Beats lavoravamo a Provinciale, sapevamo di dover scindere il progetto in due volumi, perché non volevamo che ne venisse fuori un’accozzaglia di storie e sentimenti in un solo disco. Chiuso il primo, quindi, abbiamo iniziato a lavorare al secondo. Ci siamo resi subito conto di due cose: la prima è che per il nuovo volume avevamo bisogno di più tempo per far capire bene tutto il viaggio che ci fosse dietro; la seconda è che in Provinciale avevamo parlato di tutto tranne che della rabbia. Quindi abbiamo deciso di aggiungere uno spin-off al viaggio, di dare vita a Via Morandi.

Le differenze tra i due lavori si notano non soltanto a livello concettuale e sonoro, ma anche visivo. In entrambi i casi, infatti, hai fatto precedere le uscite da foto con descrizioni che hai postato sul tuo profilo Instagram. Ti va di parlarci di questi itinerari per immagini?

Prima di stare sul beat, i miei testi sono immagini, perché scrivo solo quello che vedo e che vivo e per questo ho scelto dei percorsi visivi che affiancassero quelli musicali. Per Provinciale ho utilizzato immagini che ritraevano la vita quotidiana della provincia, come ad esempio la processione del santo patrono o gli anziani che giocano a carte in piazza. Per Via Morandi, invece, ho scelto di ritrarre e raccontare in breve i sacrifici dei lavoratori. Foto dopo foto e storia dopo storia ho cercato di descrivere volti e racconti di gente semplice, ma incline al discorso “rabbioso” del progetto.

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Pur essendoci sfumature diverse tra Provinciale e Via Morandi, in una traccia di quest’ultimo canti Provinciale leitmotiv. Si potrebbe pensare, quindi, che il tuo essere un provinciale abbia ispirato tutto il tuo percorso. Andando avanti nell’ascolto, però, si capisce anche che il rapporto con la tua provenienza sia d’amore e odio. Da cosa nascono allora questi sentimenti contrastanti?

Credo che ogni provinciale provi questi sentimenti verso il luogo da cui proviene. Per quanto mi riguarda, il mio paese non mi ha mai supportato in passato, anzi, si può dire che ha cercato molto spesso di schernirmi. Ma proprio queste situazioni mi hanno dato la fame necessaria per parlare di quello che mi circonda. Ovviamente, per quanto possa provare “rancore” verso la mia zona, devo ad ogni modo ringraziarla perché molto di ciò che scrivo e sono lo devo anche a lei. Ti odio un po’ ma per la rabbia che mi dai/ Ti ringrazio per la fame che mi dai.

In 72020 (raw), primo estratto dall’ep, parli delle cose che accadono nella vita che fanno crescere, del sentirsi diverso o non capito e del dover distinguere i nemici dagli amici. Insomma, racconti di situazioni in cui ognuno di noi può trovarsi. Credi che la forza di ciò che scrivi stia proprio nella possibilità che anche gli altri possano rivedersi nei tuoi testi? 

La cosa di cui sono molto orgoglioso è che tanti fuori sede mi scrivano per dirmi che si sentano a casa quando ascoltano questi lavori. Quindi sì, credo che sia facile rispecchiarsi. E lo penso per il semplice motivo che dietro la mia musica non ci sia un personaggio tirato a lucido, non ci siano storie inventate né mosse studiate a tavolino. Solo un semplice ragazzo della provincia che parla della provincia: come me o come te. Via Morandi è casa mia, è casa tua, è la casa di ogni provinciale.

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Chi è ormai affezionato al tuo viaggio e chi magari lo seguirà dopo questa uscita deve aspettarsi altre tappe? Continuerai a fare delle tue radici una bandiera e non un lenzuolo per nascondere tutto ciò che non va?

La Provinciale Experience raccoglie tre dischi, o almeno li raccoglie nella mia testa e in quella del mio produttore. Provinciale parla di cose voglia dire avere una passione e spingerla in una realtà piccola come la mia. Via Morandi è la rabbia, il sacrificio, lo sgomitare per farsi capire anche fuori dalla provincia e Provinciale pt.2 sarà la provincia in tutta la sua essenza. Quindi sì, la mia terra sarà un vanto nonostante per me sia anche “maledetta”.

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