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Intervista

Claver Gold e Murubutu ci raccontano Infernum

Murubutu / Claver Gold 2

Il primo febbraio 2019 Alessio Mariani, in arte Murubutu, pubblicava Tenebra è la notte, quinto album ufficiale da solista del rapper emiliano. Qualche mese dopo, più precisamente il 24 maggio 2019, Claver Gold pubblicava Lupo di Hokkaido, Ep composto di 7 brani.
Il 2020 è l’anno scelto dai due artisti per unire le forze, realizzando il sogno di molti fan.

Il 31 marzo, Glory Hole Records pubblica Infernum, il primo concept album collaborativo di Claver Gold e Murubutu. Due tra le migliori penne del panorama rap italiano intraprendono un viaggio musicale tra le atmosfere e i personaggi più suggestivi della prima delle tre cantiche del poema di Dante, con il duplice obiettivo di leggere la contemporaneità e tributare la grande opera del padre della lingua italiana. Abbiamo fatto 4 chiacchiere con entrambi i rapper per parlare di Infernum, di musica e di attualità.

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Non nascondo l’immensa curiosità mia, e immagino di tanti fan, per questo progetto. Credo che alla base di tutto vi sia un profondo rapporto di amicizia, stima reciproca e rispetto; com’è nata l’idea di un intero album collaborativo, e perché proprio ora?

Murubutu: Era tanto tempo che avevamo voglia di realizzare un progetto insieme, ma poi ognuno aveva i propri dischi da solista e non riuscivamo a combaciare gli impegni. Ora che ci conosciamo da anni, siamo maturati e abbiamo trovato il giusto spunto e il giusto spazio per poter scrivere qualcosa in due, che non è mai facile. Il tema è stato scelto da Claver, che mi ha convinto nonostante le mie remore iniziali.

Proprio il tema scelto e il modo in cui viene trattato risulta attraente e avvincente. Qual è la finalità comunicativa che sperate di ottenere? Quanto è attuale Dante oggi? 

Claver: La finalità e l’attualità convergono nello stesso punto focale. La finalità è quella di dimostrare che l’inferno probabilmente non si distacca molto da quello che viviamo ogni giorno. Al tempo stesso, vi sono in Dante tantissime tematiche trasversali, il ricorso alla mitologia è frequente e per questo si presta per una lettura anche contemporanea.

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Il viaggio intrapreso si snoda, brano per brano, tra atmosfere cupe e personaggi suggestivi. Qual è il “dannato”, e il relativo pezzo, a cui siete maggiormente legati, e perché? 

Murubutu: Allora, il dannato a cui sono più legato sono sicuramente gli Epicurei, che però non ci sono nell’album (ride, ndr). Tra i presenti, sono particolarmente affezionato a Pier delle Vigne, simbolo di ostracismo e vessazione, particolarmente adatto a leggere l’attualità.
Claver: Non lo so! Ci sono alcuni pezzi a cui sono molto legato come Ulisse o anche Lucifero, l’ultimo che abbiamo scritto. A livello di mitologia sono invece molto legato a Caronte.

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Pier è uno tra i miei pezzi preferiti dell’album. Uno storytelling in bilico tra attualità e citazioni dantesche, partendo dalla toccante figura di Pier delle Vigne. Il suicidio viene attualizzato in bullismo, che rimane, ancora oggi, una delle piaghe della nostra epoca. Si sta facendo abbastanza a livello sociale e comunitario per combatterlo?

Murubutu: I dati, che io sappia, sono effettivamente preoccupanti. Però si sta facendo qualcosa sicuramente: io, lavorando a scuola e avendo dei figli vedo che vi sono varie iniziative, sia a livello di educazione, sia mirate per contrastare il bullismo – ma anche il cyber-bullismo. Non so se sia abbastanza.
Claver: Secondo me il tema è spesso sottovalutato dai media, dai genitori, da amici o da parenti. Certi ragazzi si sentono così soli che non riescono neanche più a raccontare ciò che gli succede nella vita reale, si chiudono in casa, creano una vita immaginaria, un mondo parallelo dove rifugiarsi, ma che spesso non basta.  

Come ricorda Dante, la psiche umana ha bisogno di conoscere l’inferno prima di poter accedere al paradiso. Nell’intento dell’album c’è anche quello di esprimere il concetto di dualità interiore dell’uomo?

Murubutu: Più che dualità, l’intento è quello di leggere la realtà attuale, che per alcune persone può essere un inferno. Involontariamente, quello che stiamo vivendo è il periodo giusto per poter fare questo tipo di parallelo. Ora come ora possiamo parlare più di monismo, ma speriamo di poterlo trasformare in un dualismo.

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Come è avvenuta la scelta dei “compagni di viaggio”?

Claver: Parto dai producer, che spesso vengono messi in secondo piano, ma che in realtà sono fondamentali. Abbiamo ricevuto centinaia di beat da tantissimi producer, e abbiamo scelto quelli che per noi risultavano più idonei al tipo di disco. I produttori scelti sono persone che stimiamo per come lavorano, e alcuni li conosciamo molto bene anche personalmente. Per quanto riguarda Giuliano Palma e Davide Shorty, sono due grandissimi cantautori e interpreti che abbiamo scelto perché avevamo il bisogno di rinfrescare il progetto, dato che l’argomento è di suo molto difficile e poteva risultare pesante.

Non capita spesso, anzi direi rarissimamente nel panorama rap moderno, di associare la propria musica alla poesia. Eppure, il rap credo possa intendersi il genere musicale che più di tutti rappresenta l’eredità della poesia stessa. Qual è la tua idea in proposito? 

Claver: Il rap ha indubbiamente capacità espressive che superano anche gli altri generi: figure retoriche, giochi metrici, quantità di parole. Le potenzialità sono indubbie, ma nella scena hip hop di oggi non vedo un gran dispiegarsi di questo potenziale poetico. Nel nostro modo di fare rap c’è un grosso contenuto poetico e letterario. La nostra musica tenta, come prima opzione, di lasciare un’emozione all’ascoltatore: quello che cerchiamo di veicolare è soprattutto contenuto.

A proposito di tempi moderni. In che direzione sta andando la società contemporanea, e quale ruolo può o deve svolgere la musica in questo?

Murubutu: La società attuale sta andando paradossalmente verso due direzioni opposte: da un lato stiamo andando verso una forma di atomizzazione e individualizzazione sempre maggiore, anche a causa della tecnologia, ma nello stesso tempo assistiamo a tanti episodi di solidarietà che vanno in direzione contraria a questa. La musica deve rimanere veicolo di emozioni. Non c’è niente di male se c’è musica commerciale, divertente o superficiale, perché no. L’importante è che la si faccia in modo autentico, cercando di trasmettere qualcosa. Questa è la direzione che seguiamo sia io che Claver.

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So che entrambi amate l’arte in tutte le sue sfaccettature. Per concludere vi chiedo di consigliare, a noi e ai nostri lettori, 2 libri, 2 film e 2 album per combattere la quarantena. 

Claver: Molto volentieri. Per quanto riguarda i libri consiglio due classici: La cattedrale di Carver e Le opinioni di un clown di Heinrich Boll. 2 film: The Lobster (J. Lanthimos) e Il sacrificio del cervo sacro. Per concludere, due album ti consiglio Yesterday’s Gone, di Loyle Carner, un artista londinese molto sottovalutato, e Malibu di Anderson .Paak.

Murubutu: Tra i libri da riscoprire in questo periodo ci può essere Buddenbrook di Thomas Mann oppure una lettura più agevole L’Aleph dei racconti di Borges. Tra i film consiglio tra gli ultimi usciti Jojo Rabbit, una bella lettura del nazionalsocialismo in una chiave surrealista che a me è piaciuta particolarmente, e poi si può riscoprire un film più classico come L’uomo che verrà. Tra gli album consiglio l’ultimo di Childish Gambino che è nettamente avanti a livello di sonorità, anche se farà storcere il naso a chi lo ama come rapper, e poi apprezzo molto i lavori che sta facendo Pit Millet e la consiglio vivamente.

Leggi anche: Infernum, di Claver Gold e Murubutu: un viaggio tra mitologia e contemporaneità (recensione)

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