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Recensione

Tra Colosseo e Lungotevere… Frenetik & Orang3 pubblicano ZeroSei

frenetik e orang31

Ho personalmente conosciuto Roma pochi mesi fa, al tramonto dei miei 26 anni, dopo mesi che pianificavo un viaggio nella città Eterna. Grave mancanza, direte voi: come fai a non essere mai stato nella Capitale? Mea culpa, mea culpa, mea gravissima culpa, ne sono consapevole!
Quello che ho trovato non ha affatto deluso le aspettative, anzi: un museo a cielo aperto, una città che ti offre mille sfaccettature, da quelle storiche a quelle più caratteristiche,  sino ad angoli più unici e “fuori dal coro”.

Esattamente come ZeroSei(come il prefisso della capitale), il disco d’esordio di Frenetik & Orang3. Due dei producers più eclettici di Italia, apprezzati anche all’estero (avendo lavorato anche con Diplo, Crookers, Boyz Noise e Chemical Brothers), si sono messi alla prova in un album in cui i protagonisti sono loro, le loro strumentali, che traccia dopo traccia ti catapultano in mondi nuovi, in nuove atmosfere.

L’album in voti

Instrumentals: 7.5/10

Essendo un lavoro di due producers non possiamo non cominciare dal loro lavoro principale, le strumentali. Se hai a curriculum le produzioni di due delle hit più grosse italiane dell’ultimo anno (Davide di Gemitaiz e Le Luci Della Città di Coez) è ovvio che le aspettative da questo lato siano molto alte.
I due ragazzi romani si distaccano parecchio dalle attuali tendenze, rendendo ogni loro beat originale e particolare. C’è tanta produzione elettronica, ma sorprende anche la parte suonata presente in maniera massiccia: svariamo dalla batteria della opening track Squalo & Ceres al piano di Giornate Vuote, sino ad uno struggente sax, che ben si sposa all’atmosfera invernale e malinconica di Interrail.
Ma da una traccia all’altra il panorama cambia parecchio: prendete Verme, che suona molto a là Burial, e, subito dopo, Radiostella, più pacata grazie anche alla voce di Venerus, per poi passare al ritmo caraibico di The Giant, su cui non puoi non iniziare a ballare come se fossi su una spiaggia sorseggiando un mojito! Troviamo pure un campionamento in salsa amatriciana di California Love di Tupac, rappata dai GDB.

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Menzione speciale per quella piccola perla che, a mio parere, è Cassandra: sembra la colonna sonora perfetta per un lungo viaggio notturno in macchina, in cui siete solo tu e la strada, con i pensieri nella tua testa a farti compagnia.

Lyrics and skills: 7/10

Gli ospiti presenti sul disco sono gli amici di sempre di Frenetik & Orang3, coloro i quali li hanno accompagnati sin da anni addietro e che hanno contribuito a lanciare nel panorama nazionale. Oltre a ciò è chiaramente presente un fortissimo legame con Roma: come un moderno Romanzo Criminale, “la banda che si pijò Roma” è composta da Gemitaiz, Achille Lauro, i furono Brokenspeakers(mancano solo Franz e Nicco, che con YouNuts firma ormai i migliori clip su scala nazionale, ma Hube, Lucci e Coez sono tutti presenti), i nuovi stornellatori Carl Brave x Franco126, i Gente de Borgata(Il Turco ed Er Costa) e il sempre apprezzabile Gemello.
Non solo rap però, visto che nel disco trovano spazio anche altri artisti (sempre sotto Asian Fake, l’etichetta del disco) più distanti da quelli di sopra: i vari Venerus, Martina May, Megha… Ognuno trova il suo giusto spazio tra sonorità che il duo chiama SpaceHop, un mix di suoni elettronici e futuristici.

I singoli lanciatissimi sono già a milioni di ascolti su Spotify: Migliore di me è la classica ballad adatta alla voce di Coez, in mood positivo stavolta (come nell’ultimo singolo uscito pochi giorni fa, È sempre bello), mentre Interrail è un viaggio per l’Europa con sottofondo di sax, accompagnati dalle rime melanconiche di Carl e Franco. L’intro è una manata in faccia, le rime di Noyz ti fanno ricordare perché Enemy sia stato il disco del 2018, mentre Lucertole di Gemello in chiusura è un ottimo reminder su come la sua penna sia una delle più fini e capaci di tutta Italia.

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Style: 7/10

Frenetik & Orang3 si distinguono da un movimento che ormai, a livello di suono, si dimostra tutto molto simile. Il loro arrangiare i beat e suonarli, anche con strumenti in studio, è una caratteristica che non si riscontra molto spesso, rendendo i loro beat unici nel loro genere.
Aggiungiamoci il fatto che non c’è un accoppiamento beat/artista fuori dagli schemi, tutte le scelte sono state oculate e mirate…

Artwork & visual

La città eterna campeggia anche in secondo piano sulla cover, coi due artisti seduti su un rooftop e la loro città dietro, come dei novelli supereroi che al tramonto vegliano sulla loro città, che racchiude tutto ciò che a loro è più caro.

Voto finale: 7.2/10

È sempre complicato valutare un intero disco di producer, il rischio è trovare un suono tutto omogeneo e compatto, poco vario e molto ripetitivo. Con Frenetik & Orang3 questo rischio non lo troviamo, i beat sono così vari che chiunque può trovare il pezzo preferito, dall’amante del rap puro a quello che preferisce l’itpop, fino al fan dell’elettronica.
Tutte le tracce nel complesso, però, fanno parte di una dichiarazione di amore a Roma, città che compare sempre sia tra gli artisti che tra i due produttori: passare da
Cassandra a Lucertole è come guardare il tramonto dal Gianicolo per poi scendere verso il basso e fare una passeggiata sul Lungo Tevere.

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