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Recensione

ZUU: la Florida raccontata da Denzel Curry

Denzel Curry zuu

Caldo, Florida e XXL Freshman Cypher. Questo è quello che mi è venuto in mente sentendo l’ultimo disco di Denzel Curry – ZUU uscito il 31 Maggio per Loma Vista. Caldo perché è un disco che suona davvero estivo, non per qualcosa nello specifico, ma per l’insieme di suoni e parole. Florida perché Denzel ce la racconta come mai aveva fatto prima, in particolare la sua Carol City. XXL Freshman, dato che da quando nel 2016 si è reso partecipe del cypher più visto nella storia del magazine XXL, la sua carriera è andata tutta in discesa.

Dopo il fortunatissimo e stilosissimo progetto dello scorso anno – TA1300 – il rapper del sud della Florida si conferma una “Next Big Thing”.

L’album in voti

Lyrics & Skills: 7.5/10

Passare dalle liriche violente e disturbanti di TA1300 a queste di ZUU non sarebbe stato un passaggio facile per chiunque. Denzel Curry, invece, grazie ad un racconto che passa dallo spensierato al sociale riesce a non far rimpiangere nessuna parte di sé. Carol City è descritta in maniera diretta e schietta, esaltandone i punti che hanno permesso a Denzel di crescere com’è adesso e segnalandone le forti contraddizioni, tipiche di una cultura del Sud vissuta da un afroamericano.

Rep your set, grab a TEC
Leave you wet in project
In the cut like Gillette
Where they serve and don’t protect
Place a bet on your head
Call your bluff and make a check
Guilty until innocent
Far as I know, I’m heaven-sent

L’essere un po’ troppo monodimensionale è, forse, l’unico difetto che riesco a trovare a questi suoi testi. Discorso simile anche per i feat, tutti giusti tranne l’evitabilissimo cameo di quel burlone di Rick Ross (nota positiva a margine il tag Maybach Music, sempre bello carico).

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La questione relativa alle sue capacità di stare sulla base non è nemmeno da prendere il considerazione. Denzel è un rapper che si può muovere su qualsiasi terreno senza paura. Flow e tono sempre ben calibrati, ormai un trademark.

Instrumentals: 6.5/10

Il suono di Miami e del Sud si sente tutto, anche tenendo Ronny J meno presente. La coppia di producer australiani FNZ – co-produttori in quasi tutte le tracce – ha confezionato un pacchetto di beat che ben si sposano con Denzel, ma che manca di una vera punta. Tay Keith con un solo brano – AUTOMATIC non fa il miracolo ed ecco come, nel complesso, l’album resti un po’ scialbo (malgrado i bassi distruttivi). Una particolarità, che però mi fa apprezzare di più il tutto, è come il disco sia molto adatto al periodo in cui esce: confezionato per l’estate.

Style: 7/10

Uscire con un nuovo disco ad un anno dal precedente – che era stato un successo – non è una cosa semplice. Produrre qualcosa che sia diverso in contenuti e suoni è però una carta vincente. Denzel dimostra di essere super adattabile e di sentire il bisogno di dire la sua in maniera originale. La forza sta proprio nel riuscire a risultare concreto e credibile anche cambiando molto. Il nome del rapper della Florida è già uno di quelli che conta negli USA.

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Voto finale: 7/10

ZUU è un album che funziona, come funzionava anche TA1300. Di quella classe di freshman del 2016 non è né il più bravo, né il più scarso (ruoli per me ricoperti rispettivamente da 21 Savage e Desiigner) e forse è questo il problema. Denzel sta nel limbo e quest’album lo segue a ruota. Un limbo fatto di persone che ce l’hanno fatta, ma questa gli basta? Sarà casa sua, la Florida, a salvarlo?

Conosci meglio

Appassionato di Rap made in USA in maniera enciclopedica, seguo con attenzione tutta la scena europea. Scrivo per darvi dei consigli.
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