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Recensione

Crash Kid, A Hip Hop Legacy: un omaggio foto-ricordo

Crash Kid 1

Siamo ad ottobre, il lavoro è ripreso a pieno ritmo e la scuola pure: tempo di esiti di test d’ingresso; le giornate si accorciano e si spruzzano d’autunno con una sottile linea malinconica! Non trovate? 

In tutto ciò, nei pochi momenti di libertà, ho letto Crash Kid. A Hip Hop Legacy curato da Napal e Ben Matundu pubblicato da Drago Publisher. Magari i/le più giovani si staranno chiedendo: chi è Crash Kid?

Una Colonna portante dell’Hip Hop italiano

Crash Kid, al secolo Massimo Colonna, fu uno dei maggiori b-boys e writers italiani degli anni Novanta. Scomparso tragicamente il primo novembre del 1997 in circostanze non così chiare, era un ragazzo romano, grande appassionato dell’Hip Hop delle origini, che – grazie alla sua completa dedizione a questa cultura – divenne poi un figlio della Zulu Nation (p. 122), conoscendo lo stesso Africa Bambaataa.
Era inoltre un trascinatore genuino, un tipo super fresh, solare, giramondo instancabile, amico frizzante e big brother per molti. In generale era persona caparbia, curiosa e attenta, capace di raccogliere qua e là materiale, come le foto, le prime fanzine di una subcultura americana che si stava via via radicando anche in Europa. Come si legge in una delle tante testimonianze di amici, di amiche e di famigliari con cui il libro fotografico si sviluppa:

«Il fatto che viaggiasse molto e che per ballare partecipasse a jam in tutta Europa lo rendeva fonte inesauribile di foto e delle prime fanzine che già tra Germania, Francia e Svizzera cominciavano a prodursi. Non vi rendete conto di quanto fosse importante per noi quel materiale, di quanta fame avevamo di vedere e conoscere quello che girava in Europa. Conosceva un sacco di gente. Chi non lo ha conosciuto in quegli anni?» (p.129)

Con le sue moves originali, il suo tipico girare sulla testa e la sua attitudine positiva e inclusiva, influenzò molti futuri e importanti b-boys, writers e rapper italiani.Grazie proprio a questa sua capacità di entrare in sintonia con persone molto diverse tra loro, è stato capace di generare veri legami a livello internazionale in pratica ovunque e dovunque ci fosse un evento Hip Hop: le jam, appunto, ma non solo…

Per questo motivo, molti amici lo ricordano come un vero costruttore di reti sociali in un momento storico in cui non esistevano social: creava connessioni e infondeva positive vibes così forti, da non svanire mai! Grazie a tali abilità e l’impegno totali, divenne, così, un ambasciatore del breaking italiano nel mondo.

Un omaggio a più voci

In generale Crash Kid. A Hip Hop Legacy è racconto corale che cerca di mettere in luce le diverse sfumature di una presenza importante del breaking e del writing italiano, partendo da testimonianze individuali. Può essere visto, infatti, come una stanza di ricordi molto personali, alcuni malinconici, certi molto vividi ed entusiasti e altri ancora sfumati.
Mentre leggevo, ad esempio, mi sembrava di avere tra le mani una grossa, vecchia e impolverata scatola di foto ricordi in cui si conservano i momenti più intesi e divertenti degli anni andati…
Proprio perché è una scatola dei ricordi: non sempre è facile tenerla tra le mani e non solo per le dimensioni, ma per quello che rappresenta… un’eredità delicata e preziosa.

L’eredità di un King dell’Hip Hop

Le foto inserite dicono quello che i racconti di amici, amiche e famigliari tralasciano. Permettono di spiare il passato e di farlo in modo intimo, coinvolgente e con accenti diversi. Consentono, poi, di immergersi nel mood caotico, effervescente e quotidiano del tempo: bellissimo! Lo consiglio non solo a chi è giovane e vuole conoscere i grooves del passato…

 Con questo libro ho avuto la possibilità di respirare la genuinità e l’entusiasmo degli inizi, che c’è in tutti gli inizi! Ho percepito la curiosità verso una cultura che all’ora era una novità e oggi diffusa ovunque. Tuttavia, quello che ho apprezzato di più è stata proprio la forte voglia di ricordare: un grande e immenso amico, quello che per molti sarebbe potuto diventare, e forse lo è, un King dell’ Hip Hop italiano (p. 212)! Il quale in modo disinteressato cercava di coinvolgere più persone possibili, condividendo – divertendosi – con chi incontrava tutto quello che aveva appreso su questa cultura, con spirito positivo e aperto al confronto: un’importante lezione di grandezza d’animo, di umiltà personale e di altruismo.Anche da un punto di vista storico questo libro è importante. A partire dall’intensa parabola di vita di Crash Kid, il brusio di racconti  mette in evidenza anche l’evoluzione della cultura Hip Hop nostrana raccontata proprio da alcuni del suoi maggiori protagonisti. Infatti, sono ricostruite le radici da cui tutto è partito, come ad esempio la Storica Galleria Colonna (p. 59), e gli eventi importanti per lo sviluppo dell’Hip Hop in Italia, come ad esempio come i Zulu Party tra gli anni 1984 – 1992 svoltisi nelle maggiori città italiane (p.33) ma non solo…

 Andate a leggere, leggete questo libro e cercate anche i video storici: siate curiosi, cercate di elevarvi sempre e condividete tutto con quanta più gente potete: ma restate umili e propositivi, proprio come Crash Kid!Sono sicura che questo racconto polifonico in cui accenti dolci amari si combinano con fotografie d’epoca divertite, caotiche, frizzanti e spensierate, sicuramente vi stupirà! 

“E butto semi al vento magari fiorisce il cielo”

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