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Recensione

Gli occhi della tigre di Nayt: la recensione di Raptus 3

raptus 3

Arrivati a fine 2019 è giunto QUEL momento dell’anno: il riepilogo di ciò che è stato pubblicato nei mesi precedenti. Bene, noi facciamo mea culpa, e durante questi ultimi 30 giorni daremo spazio a quei dischi che non siamo riusciti
ad approfondire nel momento della loro uscita. Per rinfrescarvi un po’ la memoria, in vista delle abituali classifiche di questo periodo…Per alcuni Nayt è stato una bella scoperta di quest’ultimo anno – anno e mezzo, ma per chi seguiva la scena underground romana già dai primi anni ’10, in particolar modo il movimento che gravitava intorno alla crew Torre di Controllo 21 e al Bunker Studio di 3D, non è proprio così.

Tra i vari Primo Brown – la cui voce è onnipresente nell’intro di ogni produzione di 3D e che viene citato in diverse occasioni all’interno del disco -, Gemitaiz, Madman, Cane Secco e compagnia, qualcuno aveva notato un ragazzino di 17 anni che nonostante la giovane età già era ad un ottimo livello. In poche parole, come molti altri rapper che hanno incontrato un bacino d’utenza più numeroso solo negli ultimi tempi, Nayt c’è da un pezzo, ha fatto la sua gavetta (e che gavetta) e ad oggi, è al suo sesto lavoro in studio: Raptus 3.
Molto più vario sotto il punto di vista delle sonorità e delle argomentazioni rispetto al suo predecessore, il terzo capitolo dei raptus di Nayt esce per VNT1 su Jive Records (Sony Music Italy) ed è la prima esperienza in un’etichetta non indipendente per il rapper nato ad Isernia. Un album di 11 tracce attraverso il quale possiamo vedere anche noi con gli occhi della tigre di Nayt.

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Testi

Non siamo di fronte ad un concept album, né tantomeno ad un album impegnato, nonostante ciò qualche spunto per riflettere lo si trova ugualmente.

“Sono un peccatore so che Dio mi punirà,
siamo tutti così sporchi che ci pulirà,
la mia nuova scarpa l’ha fatta un bambino in Asia,
dire queste cose no, non fotterà la mafia”

Per quanto riguarda la tecnica e il flow citerei un francesismo de Gli Occhi della Tigre: “C***o te devo di’, c***o te devo di’?“. Questo ragazzo potrebbe dare lezioni a molti dei suoi colleghi più blasonati, con una invidiabile capacità di variare metriche e cambiare flussi numerose volte nello stesso brano. Inoltre, Nayt riesce ad implementare la sua abilità nella scrittura e negli incastri in brani di matrice diversa, dai più autocelebrativi come Gli Occhi della Tigre, ai più introspettivi come La Mia Voce, finanche a pezzi sentimentali come Ti Am*. Dal punto di vista della scrittura è sicuramente un album più maturo dei precedenti, che affronta tematiche diverse con una certa coerenza descrittiva; l’unica nota stonata sembra essere una vaga sensazione di deja-vù nell’esposizione e, paradossalmente, una varietà nella stessa che, ripetuta in tutte le tracce, può dare una sensazione di ridondanza.

Voto: 7,5/10

Strumentali

Le produzioni dell’album sono state completamente curate da 3D, non a caso, infatti, tutti beat calzano a perfezione e tengono alta l’attenzione per tutta la durata, spaziando da produzioni più minimali a composizioni più articolate. Nonostante tutti e 10 i brani siano firmati dallo stesso produttore, si denota una certa varietà nell’approccio grazie all’utilizzo sia del campionamento che della composizione delle melodie, con sonorità e ambientazioni sempre pertinenti al tenore dei brani. È l’ennesima prova di stile per 3D che si dimostra un validissimo producer, spesso messo in ombra da nomi più altisonanti, capace di donare mood diversi alle sue strumentali mantenendo una coerenza sonora e un’identità ben precisa.

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Voto: 7/10

Stile

E così, gli occhi della tigre di Nayt sono l’insindacabile attitudine hardcore del rapper romano, così come il suo flow tagliente e le metriche serrate; nonostante ciò, Raptus 3 non è un disco che rimane impresso per l’originalità, o fa urlare al miracolo e, sicuramente, non è il disco che conferirà a Nayt un’identità sonora precisa. Ci sono sicuramente delle hit (Fame, Gli Occhi della Tigre, Effetto Domino) ma non nel senso classico del termine, ovvero tracce appetibili al grande pubblico che canticchieresti sotto la doccia o sovrappensiero in macchina, le “hit” di Raptus sono un ode al rap fatto in una certa maniera (ovvero bene), e vengono riconosciute come tali da chi ha un orecchio educato ad apprezzarle.

Voto: 7/10

VOTO FINALE: 7,2

In definitiva, Raptus 3 è sicuramente un album rap, con tanto rap, fatto molto bene, delle ottime produzioni e singoli di livello ma che, comunque, non può essere considerato il disco definitivo per Nayt, bensì un ulteriore passo verso la sua consacrazione nell’olimpo del rap italiano.

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