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Recensione

Paradiso o Inferno? Heaven Or Hell di Don Toliver

Heaven Or

Caleb Zackery “Don” Toliver è un rapper di Houston, Texas, classe ’94. Si è fatto conoscere dal mondo intero quando ha pubblicato il suo primo mixtape ufficiale, Donny Womack, nel 2018, il 3 agosto, lo stesso giorno in cui Travis Scott (che potremmo definirlo uno dei suoi più grandi sponsor, dato che l’ha preso sotto l’ala della sua etichetta Cactus Jack) ha pubblicato ASTROWORLD. Da quel momento in poi la carriera del rapper/cantante texano ha incominciato a prendere il volo, grazie a collaborazioni con Travis Scott, Eminem, Wiz Khalifa, Sheck Wes, Offset e Quavo, e grazie anche all’apertura della tranche americana dell’ASTROWORLD festival nel 2019.Il 13 marzo scorso Don Toliver ha pubblicato Heaven Or Hell, album di debutto, sotto Cactus Jack e Atlantic Records. I singoli che hanno anticipato l’uscita dell’album sono il fortunato No Idea, pubblicato il 29 maggio 2019 e reso celebre grazie all’app Tik Tok, Can’t Feel My Legs, strip club anthem pubblicato il 13 dicembre 2019, e Had Enough con Quavo e Offset, traccia che compare anche sulla compilation JACKBOYS, pubblicata il 27 dicembre 2019. L’album è composto da 12 tracce, e altre collaborazioni quali Travis Scott, Kaash Paige e Sheck Wes.

Testi

You got two choices, either Heaven or Hell

Meanwhile, put that dope on the scale 

Don Toliver, in un’intervista rilasciata ad Apple Music, dice che l’album ha una struttura lineare; il tutto guidato da un mood di alti e bassi causati da soldi, fama, sesso e droghe. L’intro (Heaven Or Hell) serve a dare un imprinting generale all’album, che trasporta poi ad Euphoria, una dimensione in cui l’effetto delle droghe e la mancanza di una persona speciale si fanno sentire. Dopo di che abbiamo Cardigan e After Party due tracce festaiole che ci conducono di nuovo a una dimensione di isolamento in Wasted e Can’t Feel My Legs. In Candy è l’insicurezza e la sfiducia a farla da padrone. In Company mostra di avere bisogno della compagnia una persona, la stessa che poi rifiuta in Had Enough; rifiuto che poi si rimangia in Spaceship. In No Photos esprime il bisogno di separare la vita privata da quella pubblica, e dagli affari loschi, e No Idea, l’ultima traccia, chiude l’album senza una vera e propria conclusione, perché anche dopo diverse esperienze non si riesce a trovare una vera morale o una lezione di vita dopo tutti questi alti e bassi. La struttura è ben definita, e il linguaggio è semplice e diretto.

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Voto: 8/10

Strumentali 

Tra i produttori principali troviamo Wondagurl, Mike Dean, Frank Dukes, Sonny Digital e Travis Scott. Le strumentali sono trascinanti e minimali, in pieno stile Cactus Jack. Il punto di forza di Don Toliver è quello di mescolare due personalità, quella del rapper e quella cantante R’n’B, che riesce a adattare molto bene. Il richiamo all’etichetta Cactus Jack è molto presente, forse in alcuni pezzi anche troppo: After Party condivide dei suoni molto simili a Mo Bamba di Sheck Wes e Can’t Feel My Legs ricorda la parte centrale di Sicko Mode.

Voto: 7/10

Stile 

Il suo è uno stile che piace, trap’n’B spesso mischiato al soundcloud rap, ma a volte pericolosamente ripetitivo (dato che i temi trattati sono quelli ricorrenti di questo genere musicale) e altre molto simile a quello di Travis Scott. I due si influenzano a vicenda, il che potrebbe risultare un’arma a doppio taglio.

Voto: 6/10

Visual & Artwork

Anche qui l’influenza di Travis Scott si fa sentire: i video (No Idea, Can’t Feel My Legs e After Party) sono molto dark, tanto che a volte è difficile riconoscere il volto dell’artista (quasi ad indicare una sorta di crisi di identità, in linea con le tematiche dell’album). La copertina dell’album invece, molto minimale, richiama un paesaggio texano, quasi come ad indicare le sue origini. L’artista Matt McCormick Disegna un’insegna luminosa (probabilmente appartenente a uno strip Club) che rappresenta il paradiso, e una macchina armata col bagagliaio aperto che invece rappresenta l’inferno.

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Voto Finale: 7/10

Il sound di Heaven or Hell piace, l’identità di Travis Scott e Cactus Jack è molto forte, e la simbiosi di tutti questi elementi funziona molto bene. Ma non ci dispiacerebbe un giorno sentire qualcosa da parte sua che abbia un’impronta più personale e specifica. Per il resto è un ottimo lavoro.

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