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Recensione

Il Manifesto di un artista: LowLow è Dogma 93

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Il 20 marzo 2020 LowLow pubblica Dogma 93 per Columbia Records. L’album non ha vere e proprie collaborazioni, tutti gli artisti che compaiono al suo fianco (quali Gaia, Holden, Erika Lei Luna) si limitano ad esibirsi in un ritornello. Per le produzioni invece ha preferito restringere ancora di più il cerchio e limitarsi alle sapienti mani di Big Fish, Kende & Rhade. A due anni di distanza dal suo precedente progetto Il bambino soldato, quello che propone è un album che resta enigmatico se giudicato dalla copertina. Semplice e diretto, non lascia possibilità all’ascoltatore di intuire di che cosa si tratti se non ascoltandolo. Il titolo è un riferimento al movimento cinematografico, Dogma 95, creato dai registi danesi Lars von Trier e Thomas Vinterberg, fondato su un decalogo di precise regole espresse in un manifesto programmatico pubblicato nel 1995 (da cui il nome).

Giuro come regista di astenermi dal gusto personale! Non sono più un artista. Giuro di astenermi dal creare un'”opera”, perché considero l’istante più importante del complesso. Il mio obiettivo supremo è di trarre fuori la verità dai miei personaggi e dalle mie ambientazioni. Io giuro di far ciò con tutti i mezzi possibili ed al costo di ogni buon gusto ed ogni considerazione estetica. Così io esprimo il mio VOTO DI CASTITÀ.

Copenhagen, lunedì 13 marzo 1995

A nome del DOGMA 95

Lars von Trier, Thomas Vinterberg

Testi

Facciamo un salto indietro di una decina di anni, a quando LowLow partecipava alle battaglie rap col nome di Poeta Incazzato. Sputava rime a raffica come fosse una mitragliatrice e senza mai finire le munizioni. Era incazzato davvero, ce l’aveva con tutti e non aveva paura di dirlo, probabilmente, però, la persona che odiava più di tutti era se stesso e il rap più che una valvola di sfogo arrivava come un modo di dimostrare a se stesso che in qualcosa era in grado di riuscire.

so/ Di essere un paradosso vivente./Nel rap sono il meglio e nella vita non ho niente!

diceva in 21 motivi nel lontano 2012. Ma si sta parlando di performance live; quando passa in cuffia perde molto smalto, dovuto al fatto che l’atteggiamento energico che vediamo sul palco ovviamente non può arrivarci a pieno. A mitigare ancora più questa sua attitudine street c’è l’uso di ritornelli pop, che pur impastandosi egregiamente con le basi, smorzano di molto un’energia che già di suo fa fatica ad arrivare. Nessuna rima che colpisce, non ci sono barre che ti viene voglia di tatuarti a pelle, perché stavolta non si parla di forma ma di contenuto. È cresciuto dai tempi del freestyle, pur mantenendo gli stessi, o quasi, problemi che aveva dieci anni fa, ma che stavolta non urla sul microfono e non sputa in studio: te li racconta faccia a faccia.

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Voto: 6/10

Strumentali

Tre unici nomi: Big Fish, Kende e Rhade, niente più. Perché ragionare, dal punto di vista delle produzioni, su una simile pulizia e collaborazioni d’elite in un progetto che si articola in 14 tracce? Come vedremo gli argomenti che danno corpo a Dogma 93 rappresentano qualcosa di plurimo. Le basi, tuttavia, seppur perfettamente in tema con i testi e gli argomenti, sono da intendersi come fondamenta della concezione dell’album stesso. Immaginiamo un palazzo della memoria, sono strutture immaginarie che determinate persone utilizzano per immagazzinare i propri ricordi e pensieri. Va inteso come un vero e proprio palazzo, fatto di stanze e ripostiglio, soffitta e cantina, ognuna di loro è una vera e propria stanza all’interno della quale viene riposto un determinato ricordo, un odore, un sentimento, ciò che di più personale abbia il suo creatore. Per far si che questa struttura mentale regga e non venga persa con gli anni è necessario che sia solida. Portare ulteriori menti avrebbe solo creato confusione e si sarebbe persa la direzione dell’album. Ed infatti, si salta da una traccia all’altra con molta fluidità, anche in riproduzione casuale non si perde il passo dell’album, non ci sono punti di flesso e neanche punti morti. La fusione tra beat e mood dell’artista è talmente solida che la base stessa diventa parte del testo, sparendo, lasciando all’ascoltatore solo il trasporto delle emozioni date dagli hertz. Giulio sa cosa vuole da Dogma 93 e ha scelto di circondarsi di producers che sanno esattamente come procurarglielo.

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Voto: 7.5/10

Stile

Dicevamo appunto che si tratta di raccontare qualcosa utilizzando una buona base di partenza. Entriamo dunque in questo palazzo della memoria, ospitati da Giulio Elia Sabatello; tutto è a nostra disposizione, ma per semplificarci il giro della casa, Giulio ci porta davanti a 14 stanze. A cominciare da La mia parte migliore, brano dedicato ai suoi genitori, persone che lo hanno sempre sostenuto nel suo percorso musicale fin dagli inizi. Si vocifera infatti che andasse ai live accompagnato dai suoi già da piccolissimo, e non è poca cosa sapere di chi ci si può fidare e quali sono le persone su cui contare. Ce lo ricorda anche nella title track nella frase:

Adesso prima di subito cerchiamo un secondo padre / Nel giudizio distratto del pubblico.

Ognuno di noi è alla ricerca di un appiglio e lo trova in ciò che vuole o crede di volere.
LowLow sa dunque da dove viene, ma sa già anche dove vuole arrivare? Perché ad un certo punto della vita è necessario sdebitarsi e rimettere i propri debiti, ma come? Se nella nostra mente regna il caos più totale… e soprattutto, con quali mezzi?

Generazione ribelle (sì), noi costruiamo sul niente (sìsì) /Sappiamo cosa non ci serve: il prossimo stupido film degli Avengers / Ho solo la rabbia, devo renderla un’arma /
Moriamo passata l’infanzia, la musica è quello che avanza / La gente ci guarda e si scansa: spazzatura bianca.

Spazzatura bianca
Il bianco visto come puro, come qualcosa che non è ancora stato toccato e rovinato dalla realtà, come un qualcosa che deve ancora vivere, che non è niente e tutto.Finalmente il Poeta incazzato ha deciso su cosa focalizzare questa rabbia, ma non è ancora abbastanza grande e forte da poterlo fare concretamente:

Era tutta una noia, una guerra, un mare di rovi / Tu ami un infelice che scrive canzoni / Chissà perché i bambini si trasformano in idioti.

Hikikomori
Poi d’un tratto a qualche traccia dalla fine, dopo un brano definito da lui stesso “allegro”, ci porta davanti alle sue conclusioni:

E non mi basta scrivere del mio male di vivere / Io lo voglio combattere, E quel giorno pure un sasso sarà bello / E avrà avuto un senso fare tutto questo.

Io potrei

Un percorso di crescita, sviluppato in un album, raccontato da un bambino che cresce beat dopo beat insieme al suo ascoltatore. E se segui LowLow dai tempi di Metriche vol. 1 – parliamo del 2011 – sai che questo è il progetto che avresti sempre voluto sentire da lui.

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Voto: 7/10

Bonus:
Vi lascio due citazioni:

Come te la cavi da solo? (eh) Sì, intendo a casa da solo (eh-eh) / Lontano da gente che vuoi compiacere / Lontano dai flash delle foto.

e

Sto soffrendo, talmente fatto da riderci

che nella mia testa hanno fatto balenare un solo ed unico post:

Voto finale: 6.8/10

Il tour guidato di Giulio nel suo palazzo della memoria si conclude con Superuomo, singolo che ci lascia con diverse domande, ma quella che mi interessa citare è la seguente:

Per non restare solo, per sapere chi sono / Che cosa devo fare?

Alla base della crescita dell’essere umano si trova il responso a questa domanda, che dall’alba dei tempi tutti si pongono. Voi cosa rispondereste?

Conosci meglio

Il mio primo incarico fu quello di costruire le navi che portarono gli Achei a Troia, ma con la crisi che c'è, ho preso a farne solo di carta e di dimensioni microscopiche. Assidua mangiatrice di lasagne e libri. Probabilmente sono l'anima gemella di Hannibal Lecter. Dite Mellon ed entrate.
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